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Wagmi PRO | 💥 Fix the Money, Fix the World: il sistema è rotto e Bitcoin è la soluzione

Il 2025 segna la resa dei conti: dopo decenni di squilibri nascosti sotto il tappeto del debito e dei tassi zero, il sistema globale mostra le sue fragilità strutturali. Non è più solo questione di cicli o crisi passeggere. È il denaro stesso ad aver perso il suo ancoraggio. E quando il denaro si rompe, tutto il resto traballa.



Tutto inizia con un blocco. E una frase.


“The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks.”


È questo il messaggio inciso da Satoshi Nakamoto nel primo blocco della blockchain di Bitcoin. Non un dettaglio tecnico, ma un atto politico. Un manifesto.


È il 2009. Il mondo è ancora scosso dal collasso finanziario del 2008. I governi hanno appena salvato banche troppo grandi per fallire, stampando miliardi di dollari, euro e sterline per tappare le falle di un sistema basato sulla leva, sulla fiducia cieca e sulla promessa che “questa volta sarà diverso”.


Satoshi osserva. E costruisce.


Bitcoin non nasce per rendere i pagamenti più veloci o per farci arricchire. Nasce come alternativa radicale a un sistema monetario che ha tradito le sue stesse regole. Un sistema dove il denaro può essere creato a piacimento, dove la scarsità è un’illusione, e dove la responsabilità svanisce a colpi di QE e salvataggi pubblici.


Bitcoin è codice, certo. Ma prima di tutto è un’idea: che il denaro possa essere neutrale, verificabile, scarso, separato dallo stato. Che non debba più dipendere dalla fiducia nelle istituzioni, ma dalla certezza della matematica.


Nel 2025, quella sfida è più attuale che mai. Perché oggi — proprio come allora — il sistema è di nuovo sull’orlo del baratro. Ma questa volta, la via di fuga non sarà più creare più debito.


Questa volta, una parte crescente del mondo guarda altrove...


ll Genesis Block di Bitcoin, minato da Satoshi Nakamoto il 3 gennaio 2009. Il messaggio inciso nel codice — un titolo del Times — non è un dettaglio tecnico: è una dichiarazione di sfiducia verso il sistema finanziario tradizionale.
ll Genesis Block di Bitcoin, minato da Satoshi Nakamoto il 3 gennaio 2009. Il messaggio inciso nel codice — un titolo del Times — non è un dettaglio tecnico: è una dichiarazione di sfiducia verso il sistema finanziario tradizionale.

📈 Il ritorno dei tassi reali positivi: un colpo al cuore del sistema


Il sistema non ha imparato nulla. Anzi, ha raddoppiato la posta.


Dopo il 2008, il mondo è entrato nell’era della liquidità infinita.


Per salvare il sistema finanziario dal collasso, le banche centrali hanno tagliato i tassi a zero. In Europa e Giappone, sono andate anche oltre, introducendo tassi negativi.


Parallelamente, sono stati lanciati programmi di quantitative easing su scala senza precedenti: migliaia di miliardi di dollari creati dal nulla per acquistare titoli di Stato e gonfiare i bilanci pubblici e privati.


Il debito globale è esploso.


Ma grazie ai tassi bassi, il costo appariva sostenibile. E così, per oltre un decennio, si è creduto che quel modello potesse funzionare per sempre.


Ma era solo un "anestesia".


La vera overdose è arrivata con il Covid-19. Durante la pandemia, i governi hanno lanciato piani di spesa senza precedenti, e le banche centrali hanno monetizzato ogni nuovo deficit: helicopter money, assegni diretti, programmi di supporto illimitati.


Nel 2021, l’inflazione ha iniziato a risvegliarsi. E nel 2025, le banche centrali si sono trovate con le spalle al muro: per contenere la perdita di potere d’acquisto, hanno dovuto fare ciò che per anni avevano evitato — riportare i tassi reali sopra lo zero.


Una mossa necessaria, ma letale per un sistema costruito su leva, debito e liquidità infinita.


Ogni punto percentuale in più significa miliardi di costi extra per Stati, aziende e famiglie.


Gli effetti si stanno vedendo ovunque:

  • Stati Uniti: oltre 1.200 miliardi di dollari l’anno solo in interessi sul debito.

  • Giappone: il decennale supera l’1% dopo anni a tassi zero.

  • Europa: la Germania torna a pagare oltre il 2,5% per rifinanziare il proprio debito.


È la fine dell’illusione “il debito non costa nulla”.


Ora il costo c’è — e inizia a diventare insostenibile.


La crescita esponenziale del debito USA
La crescita esponenziale del debito USA

💸 La crisi fiscale degli Stati: il nodo viene al pettine


Il cuore del problema non è la spesa pubblica in sé, è che questa spesa è stata finanziata per decenni con moneta facile e debito a basso costo.


Ora che i tassi salgono, la dinamica si inverte: il debito passato diventa un fardello impossibile da sostenere, e ogni nuovo deficit peggiora la situazione.


Negli Stati Uniti, la spesa per interessi ha superato quella per la difesa e si avvicina a quella per la previdenza sociale. In Giappone, la sola gestione del debito è ormai una voce strutturale del bilancio statale.


La situazione è simile in molti Paesi europei, con una grande differenza rispetto al passato: oggi, non si può più stampare a volontà senza effetti collaterali.


La credibilità fiscale degli Stati è in crisi. E questo si riflette nei mercati obbligazionari, dove i rendimenti salgono perché il rischio percepito aumenta.



🪤 Le banche centrali sono intrappolate


Per anni, le banche centrali sono state il cuore pulsante dell’economia globale: tagliavano i tassi quando serviva stimolare, li alzavano (moderatamente) quando volevano raffreddare. Un gioco di equilibri reso possibile da un contesto favorevole: inflazione bassa, crescita moderata, fiducia nelle istituzioni.


Quel mondo è finito.


Nel 2025, le banche centrali non sono più arbitri. Sono ostaggi.


Hanno davanti una trappola a doppio vincolo:

  • Se mantengono i tassi alti, soffocano l’economia reale e rendono esplosivo il costo del debito pubblico. Stati, banche e aziende cominciano a cedere sotto il peso degli interessi.

  • Se li abbassano, rischiano di riattivare l’inflazione, distruggere la fiducia nel valore della moneta e segnalare al mercato che la battaglia è persa.


Questo scenario ha un nome ben preciso: perdita del controllo sulla curva dei rendimenti.

Significa che le banche centrali non riescono più a guidare le aspettative future su inflazione e tassi. I mercati diventano ostili. Gli investitori chiedono premi di rischio sempre più alti per finanziare i governi. I “bond vigilantes” tornano a dettare legge. Ed è a questo punto che le banche centrali non hanno più scelte tecniche: restano solo le scorciatoie politiche.


La più estrema — ma ormai inevitabile — è la monetizzazione del debito.


Non più attraverso strumenti indiretti o linguaggio criptico. Ma in modo esplicito: le banche centrali che acquistano direttamente titoli di Stato per tenere bassi i tassi e prevenire default o crisi di liquidità sistemiche.


Stampare per comprare il debito. Non per stimolare. Non per riequilibrare. Ma per sopravvivere.


È il momento in cui il denaro smette di essere una riserva neutrale di valore. Diventa uno strumento di salvataggio del sistema. E in quanto tale, perde la sua neutralità. Perde la fiducia. Perde il futuro.



🧩 Il denaro è rotto: e non è solo un problema tecnico


Qui arriviamo al punto più importante: non stiamo parlando solo di inflazione o di spread, cose da titoloni di giornale, ma di una reale crisi della funzione stessa del denaro.


Capiamoci meglio, il denaro dovrebbe avere tre funzioni:

  1. Mezzo di scambio.

  2. Unità di conto.

  3. Riserva di valore.


È proprio quest’ultimo concetto a vacillare.


Quando la politica monetaria diventa arbitraria e dipendente dalle necessità del momento, il denaro non è più neutrale. Diventa uno strumento politico e il cittadino perde fiducia nella sua capacità di preservare potere d’acquisto.


E quando il denaro perde valore, non c’è asset che non venga ridiscusso: dalle pensioni ai bond, dalle azioni agli immobili.


Tutto traballa, tutto si riconfigura.



🔥 Erosione della fiducia: il catalizzatore delle rivoluzioni monetarie


Non serve una crisi bancaria o una guerra per cambiare un sistema monetario.


Basta un singolo fattore: la perdita di fiducia collettiva.


È successo nel 1971, quando Nixon sganciò il dollaro dall’oro. È successo più volte nella storia europea e sta succedendo ora, lentamente ma inesorabilmente nella maggior parte delle democrazie mondiali.


E come sempre, il mercato reagisce cercando alternative:

  • L’oro ritorna come bene rifugio.

  • Le criptovalute, in particolare Bitcoin, emergono come forma alternativa di denaro non manipolabile.

  • Gli ETF, le aziende e persino gli Stati iniziano ad accumulare asset scarsi.


In un sistema sempre più stressato dai propri squilibri e che potrebbe avviarsi verso una crisi strutturale la scarsità diventa valore, e la trasparenza diventa sicurezza.


Questa è la vera narrativa di fondo del 2025: non una crisi congiunturale, ma un ripensamento strutturale di cosa sia il denaro e come vada preservato.


La domanda non è più “cosa farà la Fed?”, ma:


🔍 In che asset voglio conservare il mio potere d’acquisto nei prossimi 10 anni?

🛠️ "Bitcoin Fixes This"


Come abbiamo già visto, negli Stati Uniti, i rendimenti dei Treasury a 30 anni hanno superato il 5%, livelli che non si vedevano dal 2007. In Giappone, i rendimenti dei titoli di Stato a 30 anni hanno raggiunto il 3,2%, segnando un record storico. Anche in Europa, i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni hanno superato il 2,5%.


Questi aumenti riflettono una crisi di credibilità fiscale: gli investitori dubitano della sostenibilità del debito pubblico e richiedono rendimenti più elevati per compensare il rischio percepito.


Infatti, dopo anni di tassi di interesse bassi e politiche monetarie accomodanti, i cosiddetti “bond vigilantes” — investitori che vendono obbligazioni per protestare contro politiche fiscali irresponsabili — sono tornati in scena.


Le recenti aste di titoli di Stato negli Stati Uniti e in Giappone hanno registrato una domanda debole, segnalando una crescente avversione al rischio sovrano.


Negli Stati Uniti, la spesa annuale per interessi sul debito ha superato i 1.000 miliardi di dollari, superando la spesa per la difesa nazionale. Questa situazione è insostenibile e alimenta la domanda di asset alternativi che possano preservare il valore nel tempo.


Anche figure fuori dall’ambito economico, come Elon Musk, stanno sottolineando la fragilità crescente del sistema del debito USA — segnale di una consapevolezza ormai diffusa
Anche figure fuori dall’ambito economico, come Elon Musk, stanno sottolineando la fragilità crescente del sistema del debito USA — segnale di una consapevolezza ormai diffusa

Il sistema è intrappolato in un meccanismo perverso. Più i tassi salgono, più cresce il costo del debito. Più cresce il costo del debito, più aumenta il deficit. Più aumenta il deficit, più titoli di Stato devono essere emessi.


Ma ogni nuova emissione richiede rendimenti più alti, alimentando la spirale.


È il loop letale del debito pubblico moderno:


Tassi alti → interessi più alti → deficit più ampi → più debito → ulteriori pressioni sui tassi.


Questo non è un problema congiunturale. È un paradosso strutturale. Un sistema costruito su debito perpetuo non può sopravvivere con tassi reali positivi. Ma non può nemmeno permettersi di tagliarli senza rilanciare l’inflazione.


È la fine del margine di manovra.


In questo contesto, la monetizzazione diventa non una scelta, ma una necessità.

Non per stimolare la crescita. Non per supportare i mercati. Ma per garantire che gli Stati possano ancora rifinanziare il proprio debito.


Il “Big Print” — ovvero l’intervento diretto delle banche centrali nei mercati obbligazionari — è la linea di difesa finale. 


Una mossa estrema, in cui le banche centrali tornano a stampare moneta per acquistare titoli di Stato, comprimere i rendimenti e impedire un collasso fiscale.


È già successo: nel 2014 con la BCE, nel 2020 con la Fed, nel 2022 con la Bank of England.

Nel 2025, accadrà di nuovo.


Ma con una differenza fondamentale: questa volta il mercato lo anticipa. E si riposiziona preventivamente sugli unici asset che offrono protezione reale: quelli che non possono essere stampati.


Oro. Argento in passato.. Bitcoin oggi e nel futuro.



🔐 Perché Bitcoin è centrale in questo scenario


Prima di tutto ci tengo a farvi capire il concetto che Bitcoin non è una scommessa sul digitale.


Bitcoin è una scommessa contro il fiat system, un sistema che si sta dissolvendo sotto il peso della sua stessa leva.


In questo contesto, cresce l'interesse per forme di denaro “sano” (sound money) — asset che non possono essere facilmente manipolati o inflazionati dalle autorità centrali.


Tradizionalmente, l'oro ha svolto questo ruolo, ma presenta limitazioni in termini di trasportabilità e divisibilità tuttavia ora Bitcoin emerge come una nuova forma di sound money, con caratteristiche uniche:

  • Offerta limitata: Bitcoin ha un tetto massimo di 21 milioni di unità, rendendolo immune all'inflazione monetaria.

  • Decentralizzazione: Non è controllato da alcuna autorità centrale, riducendo il rischio di manipolazione.

  • Trasparenza: La blockchain di Bitcoin è pubblica e verificabile da chiunque.



⚡"Bitcoin non ha sottostante!"


L’idea che Bitcoin non abbia sottostante è fuorviante: certamente non ha un sottostante fisico, ma possiede un sottostante strutturale, che è molto più importante e utile.


A sostenere il valore di Bitcoin ci sono elementi concreti: la sicurezza garantita dal mining, la scarsità programmata nel protocollo e la trasparenza di un network decentralizzato e verificabile da chiunque.


Andiamo un pochino più a fondo.



🔐 1. Hashrate = Sicurezza = Fiducia


Il vero “sottostante” di Bitcoin non è una riserva fisica, ma la potenza di calcolo globale impiegata per proteggerlo. Questa potenza si misura in hashrate: è la quantità di operazioni matematiche che la rete Bitcoin esegue ogni secondo per validare le transazioni e mantenere la rete sicura.


Più alto è l’hashrate, più costoso, difficile e improbabile è che qualcuno possa attaccare la rete o manipolare il sistema.


Nel 2025, l’hashrate di Bitcoin ha raggiunto massimi storici, segno che:

  • Sempre più risorse reali (energia, hardware, capitale) vengono investite per difendere la rete.

  • La competizione tra migliaia di mining pool, aziende e singoli utenti in tutto il mondo rende Bitcoin estremamente resistente a censure, blocchi o manipolazioni.


💡 In pratica: se oggi invii valore via Bitcoin, lo fai grazie a una rete più sicura di qualsiasi sistema bancario tradizionale — e nessuno, nemmeno uno Stato, può fermare quella transazione senza controllare metà del pianeta.


Questo è il valore reale: un’infrastruttura globale, indipendente, incensurabile, sostenuta da miliardi di dollari in investimenti hardware ed energia.


Lo ripeto: incensurabile.


È una delle caratteristiche più sottovalutate di Bitcoin: nessuno — né uno Stato, né una banca, né un’azienda — può impedire a qualcuno di usare la rete.


E se pensi che la libertà finanziaria sia garantita, prova a prelevare 20.000 euro in contanti o a fare un bonifico estero senza doverlo giustificare.


La verità è che, già oggi — senza nemmeno soffermarsi sulla cifra monstre di 1,4 miliardi di persone escluse dai sistemi finanziari nei Paesi più poveri —anche in Italia non sei davvero libero di usare i tuoi soldi come vuoi.


Ecco perché la possibilità di transare senza chiedere il permesso non è un lusso, ma una difesa fondamentale contro l’arbitrarietà del potere finanziario.



Hashrate
Hashrate

più hashrate = più sicurezza = più fiducia nel network.


📉 2. Offerta limitata e prevedibile


Un altro pilastro del valore di Bitcoin è la sua offerta rigidamente limitata.

A differenza delle valute tradizionali (euro, dollaro, yen), che possono essere stampate a piacimento dalle banche centrali, Bitcoin ha una regola inviolabile scritta nel codice:


Non esisteranno mai più di 21 milioni di Bitcoin.

Questo rende Bitcoin prevedibile, trasparente e immune all’inflazione monetaria arbitraria.


Come funziona?

  • Ogni 10 minuti viene creato un nuovo blocco con una ricompensa per i miner.

  • Ogni 4 anni circa, questa ricompensa viene dimezzata: è il cosiddetto halving.

  • Nel 2024, la quantità di nuovi Bitcoin emessi ogni giorno è già stata dimezzata, e nel 2028 lo sarà di nuovo.


📊 Risultato?

  • L’inflazione annuale di Bitcoin è già sotto l’1%, e continuerà a calare.

  • Nessuna banca centrale nel mondo ha un’inflazione così bassa e prevedibile.


💡 In pratica: chi possiede Bitcoin sa esattamente quanta nuova offerta verrà creata, quando, e con quali regole. Non esistono “sorprese” monetarie. E quando qualcosa è scarso, prevedibile e utile... il mercato gli dà valore.



Bitcoin è l’unico asset con offerta completamente trasparente e predeterminata nel tempo.


🔗 3. Il vero sottostante di Bitcoin è la fiducia… nella matematica


Bitcoin non si basa sulla fiducia in persone, governi o istituzioni, ma su qualcosa di molto più stabile: le regole matematiche e il codice pubblico che tutti possono verificare.


In un sistema fiat (euro, dollaro etc), devi fidarti:

  • della politica monetaria di una banca centrale,

  • delle decisioni politiche dei governi,

  • e della loro disciplina fiscale, che spesso manca.


Bitcoin invece non ti chiede di fidarti. Ti permette di verificare.

🧩 Ecco cosa sostiene il suo valore:

  • Fiducia nel codice: Bitcoin è open source. Chiunque può leggerlo, analizzarlo, validarlo. Nessun trucco.

  • Fiducia nel consenso decentralizzato: nessuno può cambiare le regole senza l’accordo della rete globale.

  • Fiducia nella scarsità matematica: l’emissione è programmata e immodificabile. 21 milioni di unità, punto.


💡 In pratica: Bitcoin non ti chiede di credere in promesse. Ti offre certezze matematiche.


È la prima forma di denaro nella storia il cui funzionamento può essere verificato da chiunque, in qualsiasi momento, da qualsiasi parte del mondo. E questa è la base più solida su cui costruire valore nel lungo periodo.



Se per te "sottostante" vuol dire che ci dev’essere qualcuno — una banca, uno Stato, un’autorità — che lo garantisce, allora Bitcoin non ce l’ha. Ma se capisci che un sottostante può essere digitale, distribuito e programmato, allora Bitcoin ha uno dei sottostanti più robusti mai concepiti.


🧭 Implicazioni strategiche per gli investitori


In un mondo in cui il debito non è più gratuito, l’inflazione minaccia la stabilità e le banche centrali perdono il controllo, anche le regole del gioco per chi investe cambiano radicalmente.


Alcuni asset, che hanno beneficiato per anni di un contesto artificiale e drogato dalla liquidità, diventano sempre più rischiosi. Altri, per anni considerati marginali o alternativi, stanno emergendo come pilastri del nuovo ordine monetario.


Cosa evitare?


I titoli di Stato a lunga scadenza sono tra i più esposti: ogni rialzo dei rendimenti ne erode il valore, e la prospettiva di monetizzazione futura li rende una trappola potenziale. Stesso discorso per le azioni cicliche ad alta leva, particolarmente vulnerabili a rallentamenti economici o strette fiscali. Anche gli asset fortemente dipendenti da politiche monetarie espansive — come immobili finanziati a debito o titoli growth gonfiati dai tassi zero — potrebbero subire contraccolpi severi.


Cosa privilegiare?


In questo nuovo regime, torna centrale la logica della scarsità. L’oro e l’argento fisico, pur non generando rendimento, offrono protezione storicamente collaudata nei momenti di crisi sistemica. Ma è Bitcoin che, oggi, rappresenta la forma più pura e accessibile di “sound money”: digitalmente scarso, verificabile, incensurabile, e sempre più adottato da investitori istituzionali, aziende e persino Stati.


La strategia?


Prepararsi al “Big Print”: il momento in cui, per salvare il sistema, le banche centrali torneranno a stampare in modo massiccio. Quando quella marea di liquidità inizierà a riversarsi nei mercati, saranno i beni scarsi — quelli che non si possono creare con un clic — a rivalutarsi per primi. E più velocemente.


Quella che oggi può sembrare una narrativa da pionieri cripto, si sta rivelando — alla luce di numeri e dinamiche monetarie — un percorso sempre più razionale.


In questo contesto, Bitcoin non è solo un’opportunità. È una necessità sistemica.



Conclusione


Il sistema monetario tradizionale è arrivato al capolinea: schiacciato da decenni di debito facile, tassi artificialmente bassi e un’illusione di stabilità che oggi si sta sgretolando sotto i nostri occhi.


Non siamo davanti a una crisi ciclica, ma a un bivio storico. Da una parte, la prosecuzione di un modello insostenibile che si regge solo sulla stampa di nuova moneta.Dall’altra, l’emergere di una nuova architettura monetaria — aperta, trasparente, incensurabile, fondata sulla matematica — che non chiede fiducia, ma offre verifica.


Bitcoin non è una moda. Non è un meme. Non è solo un investimento speculativo.


Bitcoin è una risposta sistemica a un problema sistemico con cui tutti dovranno fare i conti.


Perché il denaro è il sistema operativo della civiltà — e come ogni sistema operativo, è destinato a evolversi.


Oggi, Bitcoin è semplicemente la miglior forma di denaro mai esistita.



Stefano Inga





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