Wagmi PRO | ☀️ Bitcoin e Tempeste Solari: Resistere all’Imprevisto
- Wagmi Team
- 26 mag
- Tempo di lettura: 12 min
Nessun attacco hacker. Nessuna guerra. Nessuna crisi bancaria.
Il prossimo grande shock sistemico potrebbe arrivare dal Sole. Un’esplosione magnetica, invisibile a occhio nudo, capace di paralizzare reti elettriche, satelliti, mercati finanziari e connessioni globali. E con esse, gran parte della nostra economia digitale.
Questo report è un viaggio dentro uno scenario poco discusso, ma statisticamente probabile. E soprattutto, dentro il motivo per cui Bitcoin è nato esattamente per un mondo così.

⚡ L’ Evento di Carrington: il primo avvertimento
Nel settembre del 1859, un’eccezionale eruzione solare colpì la Terra con un’intensità mai registrata prima (né dopo). Il fenomeno, oggi noto come Evento di Carrington, fu osservato per la prima volta dall’astronomo inglese Richard Carrington, che notò una massiccia macchia solare esplodere con un bagliore accecante.
Circa 17 ore dopo – un tempo di viaggio estremamente rapido per particelle solari – la CME (espulsione di massa coronale) colpì la magnetosfera terrestre.
Il risultato?
Aurore boreali visibili fino all’equatore, illuminate anche nei cieli di Roma, Cuba e Colombia.
Le linee del telegrafo in Europa e Nord America si accesero da sole, alcune continuarono a trasmettere anche senza alimentazione.
I telegrafisti ricevettero scosse elettriche e in alcuni casi, le apparecchiature presero fuoco.
Era il 1859. Il mondo era ancora pre-industriale. Non c’erano reti elettriche nazionali, internet, satelliti, cloud computing, trading algoritmico, social network o banche digitali.
Il massimo della tecnologia era un filo di rame collegato a un’antenna.
🌐 Il mondo di oggi: un ecosistema iper-fragile
Nel 2025, la stessa classe di evento – una CME diretta con carica magnetica elevata – impatterebbe un mondo infinitamente più interconnesso e fragile.
Oggi ogni infrastruttura critica è dipendente dalla stabilità della rete elettrica e dalla connettività digitale:
I satelliti GPS regolano non solo la navigazione, ma anche le transazioni finanziarie, la logistica globale e il timing delle reti elettriche.
Il cloud computing ospita tutto: dati aziendali, applicazioni governative, scambi finanziari, social media.
Le borse valori si basano su algoritmi che operano in millisecondi.
Le transazioni digitali rappresentano la quasi totalità dei flussi monetari globali.
Persino il sistema sanitario, la logistica alimentare, la difesa militare dipendono da software, data center, segnali satellitari.
Un solo impulso geomagnetico di portata estesa potrebbe causare:
Blackout elettrici regionali o continentali
Perdita temporanea o permanente di satelliti
Interruzione delle telecomunicazioni e del traffico internet
Caos nei mercati finanziari
Interruzione delle supply chain
In questo scenario, le tecnologie che oggi consideriamo “intangibili” – dall’AI alle banche centrali digitali – potrebbero sparire temporaneamente o malfunzionare gravemente.
E chi è preparato a un simile scenario? Pochissimi.
📊 Una probabilità reale: 12% entro il 2032
Nel 2012, uno studio peer-reviewed pubblicato sulla rivista scientifica Space Weather, e ripreso anche dalla NASA, ha stimato che la probabilità di un evento solare estremo – simile a quello di Carrington – che colpisca direttamente la Terra entro il prossimo decennio è dell’11,7%.
Questa non è una previsione catastrofista, né un’esagerazione mediatica. È una valutazione statistica seria, basata sull’analisi dei cicli solari e sulla frequenza di eventi CME con potenziale geoeffettivo.
Tradotto: abbiamo 1 possibilità su 8 che nei prossimi 10 anni una super-tempesta solare investa il nostro pianeta.
Ora, riflettiamo un attimo.
Se ti dicessero che hai 1 su 8 di probabilità di perdere tutto il contenuto del tuo smartphone nei prossimi 10 anni, probabilmente faresti subito un backup.
Ma qui non stiamo parlando di dati personali. Stiamo parlando della possibilità che un singolo evento metta fuori uso reti elettriche, satelliti, internet, borse, banche, logistica e comunicazioni globali.
È un rischio sistemico. Di quelli che non puoi ignorare.
☀️ Ciclo Solare 2025–2026: il picco del rischio
Il 25° ciclo solare – attualmente in corso – ha avuto inizio nel dicembre 2019 e sta ora entrando nella sua fase più intensa: il massimo solare, atteso tra la fine del 2024 e il 2026.
Ma cosa significa "massimo"?
Durante questa fase, il Sole aumenta drasticamente l’attività magnetica, producendo più frequentemente:
Flare solari (solar flares): esplosioni elettromagnetiche che possono disturbare i segnali radio e GPS
CME (espulsioni di massa coronale): vere e proprie nubi di plasma magnetizzato che, se dirette verso la Terra, possono deformare il campo magnetico terrestre e indurre correnti dannose nelle infrastrutture elettriche
Ecco il punto chiave: non serve un evento come quello di Carrington per causare danni seri.
Anche tempeste di media entità, se colpiscono direttamente, possono causare:
⚫ Blackout estesi: le linee elettriche ad alta tensione potrebbero essere sovraccaricate da correnti geomagnetiche indotte, causando spegnimenti a catena
📡 Satelliti GPS fuori uso: il segnale GPS potrebbe essere disturbato o interrotto, con impatti su trasporti, logistica, finanza, agricoltura di precisione
🌐 Disconnessione di intere reti internet: specialmente quelle transoceaniche, che dipendono da cavi sottomarini con componenti elettroniche vulnerabili
💳 Sistema finanziario digitale in tilt: transazioni bloccate, borse ferme, banche isolate, wallet non accessibili
E tutto questo può accadere anche senza preavviso, perché i CME viaggiano a velocità comprese tra le 15 e le 60 ore.
Il Sole non chiede permesso. E quando colpisce, l’impatto è globale.
⚡ Un sistema globale troppo interconnesso
Viviamo in un mondo che funziona "solo se tutto funziona".
Ogni aspetto della nostra vita quotidiana – dalla spesa al pagamento con carta, dall’invio di una mail al funzionamento di una turbina eolica – è orchestrato da un ecosistema invisibile ma interdipendente, che si regge su due pilastri fragilissimi: elettricità continua e connessione di rete costante.
Non è più solo una questione di “comodità”. È una questione esistenziale per l’economia moderna.
Ecco cosa rischia di fermarsi in caso di blackout prolungato o disconnessione da internet:
🔌 Energia: Le centrali elettriche – anche quelle alimentate da fonti rinnovabili – sono gestite da sistemi di controllo digitale. Se salta la rete o l’alimentazione primaria, molte aree urbane possono trovarsi completamente isolate. Le pompe dell’acqua non funzionano. I sistemi di raffreddamento si fermano. Gli ospedali passano ai generatori (per poche ore).
📡 Comunicazioni: Internet, reti mobili, segnali radio, call center, email, app di messaggistica: tutto dipende da router, antenne, server, ripetitori. Un’interruzione può silenziare milioni di persone. Addio a Google, WhatsApp, ma anche alle trasmissioni d’emergenza o ai sistemi di allerta meteo.
🏦 Finanza: Il sistema bancario è una creatura digitale. Le transazioni elettroniche, i bonifici, le carte di credito, il sistema SWIFT… tutto si basa su cloud, data center, comunicazioni cifrate. Una tempesta solare che manda offline anche solo il 10% di questi nodi può congelare miliardi di transazioni.
🚚 Supply chain: I magazzini automatizzati, i porti containerizzati, i trasporti intermodali, i distributori automatici: senza corrente e GPS, le merci non si muovono. Anche un blackout di 72 ore in un hub logistico può creare colli di bottiglia globali su alimentari, farmaci, componenti critici.
💳 Pagamenti: Nel 2025, il contante è usato in meno del 5% delle transazioni nei paesi sviluppati. Ma cosa succede se salta la rete dei POS? Se le banche non rispondono? Se i wallet digitali diventano temporaneamente inaccessibili? L’economia si paralizza.
E la cosa più inquietante è che nessuno scenario di stress viene mai testato a livello globale. Ogni paese ha i suoi protocolli, ma manca un coordinamento reale per una crisi solare transnazionale. E ogni infrastruttura è diventata più smart, ma anche più fragile.
In pratica: basta una singola interferenza ad alta intensità per generare un effetto domino globale.
Il blackout non sarebbe un semplice problema tecnico. Sarebbe un reset temporaneo della civiltà interconnessa.
😎 Perché Bitcoin sopravviverebbe. E forse dominerebbe.
🧱 1. Nessun centro, nessun collasso
Uno dei motivi per cui Bitcoin è radicalmente diverso da qualsiasi infrastruttura finanziaria esistente è la sua architettura distribuita.
Contrariamente a ciò che si pensa, Bitcoin non “vive su internet” nel senso convenzionale: non esiste un server centrale, né un’azienda che lo gestisce, né un data center da proteggere.
La rete Bitcoin è una costellazione di nodi indipendenti, sparsi in tutto il mondo, ciascuno dei quali conserva una copia completa della blockchain e partecipa al consenso sullo stato del sistema. Nel 2025, si contano decine di migliaia di nodi attivi, ospitati in ogni continente.
Questo significa una cosa molto semplice, ma potentissima:
👉 Non esiste un punto singolo di fallimento.
Se una super-tempesta solare causasse blackout regionali, isolasse interi paesi o bloccasse temporaneamente l'accesso a internet in vaste aree, la rete Bitcoin continuerebbe a funzionare nei territori ancora operativi. Nessun blocco viene perso. Nessun saldo viene cancellato. Nessuna regola viene compromessa.
E poi, quando l’energia e le comunicazioni vengono ripristinate?
📡 I nodi che erano offline si ricollegano alla rete, scaricano i blocchi mancanti, si aggiornano al ledger più recente. Il tutto senza bisogno di interventi umani o riavvii centrali.
È una forma di resilienza che non esiste in nessun’altra infrastruttura finanziaria:
Se un sistema bancario va offline, serve l’autorizzazione di una banca centrale per ripartire.
Se una borsa si blocca, il trading viene sospeso.
Se una fintech va giù, serve assistenza tecnica, intervento umano, rollback dei dati.
Con Bitcoin, nessuno comanda. E quindi nessuno può bloccare o “riavviare” la rete.
La sua forza non sta solo nel codice, ma nella ridondanza geografica, energetica e ideologica della sua rete.
È progettato per funzionare anche in scenari estremi, dove internet è frammentato, l’energia è razionata e la fiducia è crollata.
In breve: Bitcoin non crolla, si adatta.
🔐 2. Tu sei la tua banca.
Uno degli aspetti più rivoluzionari – e spesso sottovalutati – di Bitcoin è la sua capacità di restituire pieno controllo e possesso agli individui.
Nel sistema bancario tradizionale, i tuoi soldi non sono veramente tuoi: sono una promessa di accesso soggetta a condizioni esterne. Se la banca chiude, se il server va offline, se vieni bloccato per motivi “di sicurezza” o normativi, non hai potere reale su quei fondi.
Con Bitcoin, la situazione si inverte.
🔑 La chiave è tua. Letteralmente.
Il tuo accesso ai fondi è determinato da una seed phrase – una sequenza di 12 o 24 parole – che rappresenta l’unico “segreto” necessario per rigenerare il tuo wallet ovunque, in qualsiasi momento, su qualsiasi dispositivo.
Non serve internet.
Non serve identificazione.
Non serve approvazione.
È la forma più pura di possesso digitale mai creata.
E in caso di blackout globale?
Supponiamo uno scenario estremo: blackout, internet giù, mercati sospesi. Il sistema bancario è paralizzato, gli exchange offline, i pagamenti elettronici inaccessibili.
Chi possiede Bitcoin in self-custody non ha perso nulla.
Non potrà magari inviare transazioni subito – se la rete è temporaneamente inaccessibile – ma il potere di accesso è intatto.
Nessuno può congelare, confiscare, deviare, limitare i tuoi fondi.
E appena la rete tornerà operativa, tornerà anche il pieno controllo.
🏦 In pratica: tu sei la tua banca.
Non serve nessun intermediario, nessuna autorizzazione, nessuna burocrazia. In un mondo dove la fiducia nelle istituzioni può evaporare da un giorno all’altro, Bitcoin offre un’ancora radicale di autonomia.
È una tecnologia che premia la responsabilità individuale, ma che garantisce anche una cosa inestimabile: la continuità del possesso, indipendentemente dallo stato del mondo.
🛰️ 3. Reti alternative già funzionanti
Una delle obiezioni più comuni nei confronti di Bitcoin è:"Sì, bello tutto, ma se salta internet, salta anche Bitcoin, giusto?"
La risposta è no. E non è una teoria. È già realtà.
Bitcoin è l’unica infrastruttura monetaria globale ad aver integrato canali alternativi di comunicazione, pronti a entrare in funzione quando l’infrastruttura principale – internet – viene compromessa.
Vediamoli uno per uno:
📡 Blockstream Satellite: Bitcoin dallo spazio
Dal 2017, la società Blockstream – fondata da pionieri del protocollo Bitcoin – ha lanciato una rete di satelliti geostazionari che trasmettono l’intera blockchain di Bitcoin 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in tutto il mondo.
Come funziona?
I satelliti ricevono i blocchi da un uplink terrestre connesso alla rete Bitcoin
Trasmettono in broadcast i dati a tutta la superficie terrestre
Chiunque, anche senza connessione internet, può ricevere la blockchain usando un kit satellitare low-cost (antennina, SDR, Raspberry Pi)
Risultato: puoi leggere la rete Bitcoin anche se la tua connessione è offline o censurata.Un backup globale della blockchain… dallo spazio.
📶 Reti mesh e radio LoRa: Bitcoin via etere
Un’altra innovazione è l’utilizzo di reti mesh locali, ovvero connessioni peer-to-peer tra dispositivi (senza bisogno di router, 4G o provider), per trasmettere transazioni.
Con protocolli come LoRa (Long Range Radio) si possono inviare messaggi contenenti dati Bitcoin fino a 15 km di distanza, anche in ambienti rurali o in scenari post-catastrofe.
In paesi come Cuba o Venezuela, dove l’accesso a internet è limitato o censurato, queste reti sono già usate per passare transazioni da peer a peer fino a raggiungere un nodo connesso.
Si tratta di soluzioni resilienti, nate in contesti ostili, che oggi vengono testate anche in ambienti occidentali.
🔗 Protocolli offline e bridge radio-digitale
Esistono anche iniziative che permettono di:
Inviare una transazione Bitcoin via SMS, via radio HAM o persino con un messaggio audio codificato
Propagarla successivamente su internet quando un nodo disponibile si riconnette
Questi strumenti rendono possibile la trasmissione di Bitcoin in qualsiasi ambiente, anche in caso di blackout totale o censura di rete.
🔐 Bitcoin ha previsto il peggio. E ha iniziato a prepararsi.
Nessun’altra infrastruttura monetaria ha pensato in questi termini.
Le banche centrali non hanno “versioni satellitari” del loro sistema.
Visa e Mastercard non funzionano se manca la connessione.
Gli exchange sono solo front-end digitali: se chiudono i server, chiude il tuo accesso.
Bitcoin invece è una rete viva, in grado di adattarsi e propagarsi fuori dai canali convenzionali, come un organismo che sa sopravvivere nel deserto, sotto terra o nello spazio.
È questo che lo rende non solo resistente, ma antifragile.
⛓️ 4. Niente banche, niente downtime
Il sistema bancario tradizionale, per quanto sofisticato, è un’infrastruttura centralizzata e per definizione fragile. Dipende da un insieme coordinato di entità regolatorie, istituti privati, sistemi legacy, autorizzazioni, infrastrutture fisiche e connessioni digitali.
In uno scenario di blackout o disconnessione di rete, la prima cosa che salta è proprio questo sistema.
E quando salta, non puoi:
Prelevare contanti da un bancomat
Inviare bonifici
Usare la carta di credito
Accedere all’online banking
Confermare transazioni da mobile
In uno scenario estremo – come quello causato da una super-tempesta solare – le banche non solo vanno offline, ma potrebbero non avere nemmeno una procedura di emergenza pronta all’uso.
Nel frattempo:
Gli exchange centralizzati vanno down insieme ai loro server.
I gateway di pagamento smettono di funzionare.
I dati delle transazioni rischiano di andare persi o essere corrotti.
Bitcoin, invece, non si spegne mai.
Finché almeno un nodo è attivo da qualche parte nel mondo, il network è vivo. Le regole sono integre. I saldi sono intatti. Il ledger è immutato.
Anche se il 90% della rete andasse offline temporaneamente, l’altro 10% continuerebbe a validare blocchi, mantenere consenso, far progredire la catena.
E alla riaccensione, tutto si riallinea:
Nessuna perdita.
Nessun reset.
Nessuna “chiamata al supporto tecnico”.
🧭 Bitcoin è un protocollo, non un’azienda.
Non ha orari d’ufficio.
Non ha assistenza clienti.
Non ha presidenti o amministratori delegati.
Non si da a Bitcoin il permesso di funzionare.
Bitcoin funziona. Punto.
In un mondo dove la fiducia nelle istituzioni finanziarie può crollare in un attimo, e dove la tecnologia centralizzata ha dimostrato i suoi limiti, Bitcoin si presenta come l’unico sistema monetario concepito per sopravvivere al fallimento degli altri.
🛡️ 5. Dal margine al centro: il momento Bitcoin
Per anni, Bitcoin è stato percepito come un esperimento ai margini del sistema finanziario. Un progetto per cypherpunk, libertari, nerd della crittografia o speculatori in cerca di rendimenti esotici.
Ma i tempi sono cambiati.
Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito a una progressiva normalizzazione del suo ruolo:
ETF spot approvati in USA e UE;
Fondi pensione e banche tradizionali che allocano direttamente in BTC;
Stati come El Salvador, Brasile e Repubblica Ceca che parlano apertamente di riserve strategiche in Bitcoin;
Gli Stati Uniti stessi, con la creazione di una Strategic Bitcoin Reserve annunciata nel 2025;
Tutto questo mentre le istituzioni fiat sono sempre più fragili: inflazione strutturale, debito fuori controllo, banche centrali intrappolate tra crescita e stabilità dei prezzi.
🧭 In un mondo che scricchiola, gli asset resilienti diventano fondamentali.
E Bitcoin, a differenza di qualsiasi valuta o titolo di stato, ha caratteristiche uniche e non replicabili:
Offerta fissa e verificabile (21 milioni di BTC, mai uno di più).
Incorrotta e incensurabile.
Trasparente e verificabile in tempo reale.
Indipendente da stati, aziende, banche, guerre, elezioni.
🔥 In uno scenario dove:
Le reti tradizionali saltano.
I mercati vanno in tilt.
Le valute fiat vengono svalutate o bloccate.
La fiducia istituzionale crolla.
...è probabile che Bitcoin non solo sopravviva, ma venga riscoperto come ancora di salvezza monetaria, alternativa concreta per chi cerca:
✅ Protezione.
✅ Sovranità.
✅ Continuità operativa.
✅ Accesso al valore senza intermediari.
🧠 In sintesi: il vero test di un’infrastruttura monetaria non è come si comporta nei giorni tranquilli, ma come reagisce al caos.
Bitcoin è l’unico asset al mondo progettato fin dall’inizio per vivere nel disordine.
E in uno scenario come quello di una tempesta solare globale, questa resilienza strutturale potrebbe essere ciò che lo fa passare, una volta per tutte, dal margine del sistema al centro dello stesso.
📈 Conclusione
Come abbiamo capito Bitcoin non è immune a una super-tempesta solare. Nessun sistema lo è davvero. Ma tra tutte le infrastrutture monetarie oggi esistenti, è quella con la più alta probabilità di sopravvivenza.
Perché?
Perché è stato costruito con una logica diversa.
Non si basa su fiducia, ma su matematica.
Non ha un server centrale da proteggere, né un governo da sostenere.
Non ha orari, confini, intermediari.
Funziona finché esiste almeno un nodo.
Anche in un mondo dove tutto si blocca, dove le banche chiudono, i mercati vanno in tilt e internet si frammenta, Bitcoin può continuare a esistere.
Una rete essenziale, incorruttibile, che non chiede il permesso di esistere. E che proprio per questo, potrebbe essere l’ultima ancora di stabilità finanziaria globale.
Anzi, sembra proprio nato per questo: funzionare in un mondo che non funziona.
Stefano Inga
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