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Wagmi PRO | Come Posizionarsi nel 2026: Oltre il Ciclo a 4 Anni

Negli ultimi mesi la maggior parte dei crypto appassionati ha continuato a guardare nella stessa direzione, come se il copione fosse già scritto, tutti si chiedevano quando la Fed avrebbe finalmente deciso di tagliare i tassi in modo aggressivo, quasi aspettando il segnale rituale che spesso ha accompagnato ogni ripartenza dei mercati, il solito schema: arrivo del Q4, liquidità in più nel sistema, Bitcoin che fa nuovi massimi e una nuova alt-season esplosiva e generalizzata pronta a travolgere tutti, tra l'altro il tutto perfettamente incastonato nel ciclo quadriennale che si è ripetuto nei cicli passati, perfetto no? Peccato che non sta per niente andando così. In questo Report capiamo perché e cosa aspettarsi dal 2026.


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Introduzione


Mentre il mercato aspetta il classico “money printer go brrr” (prossimo step tra due giorni, il 10 dicembre con il meeting FOMC), sotto la superficie stanno accadendo tante altre cose molto rilevanti per capire il contesto in cui ci muoveremo nei prossimi anni, in questo report proviamo a spostare lo sguardo al di fuori dei riflettori.



La prima riguarda gli Stati Uniti e una riforma regolamentare passata quasi in sordina, l’ESLR: un cambiamento tecnico, ma con implicazioni profonde, perché modifica gli incentivi delle banche sul modo in cui usano il proprio bilancio, ne parliamo più avanti.


La seconda è ancora più significativa e ne abbiamo già parlato, il primo dicembre 2025 la Fed ha messo fine al QT, interrompendo il drenaggio di liquidità che aveva caratterizzato l’ultimo biennio, da quel giorno è iniziata una fase di stabilizzazione del bilancio che non è assolutamente QE, ma è la fine di una stretta che stava iniziando a creare tensioni visibili nella struttura del dollaro e questo passaggio ci dice una cosa precisa: il sistema ha raggiunto il limite di sopportazione e andare oltre avrebbe significato rischiare un nuovo incidente di liquidità.


La terza riguarda l’establishment finanziario, che nel corso del 2025 ha compiuto un allineamento culturale e operativo che fino a un anno fa sarebbe sembrato fantascienza.

Vanguard ha finalmente aperto la propria piattaforma al trading di ETF e fondi crypto.

Parliamo dell'ultimo grande bastione contrario all’adozione, e il suo cambio di posizione segna un punto di non ritorno.

Bank of America, dal canto suo, ha autorizzato i suoi consulenti a raccomandare ai prorpi clienti di investire fino all’1-4 percento di portafoglio in criptovalute tramite ETF , non si tratta più di accesso su richiesta o di esperimenti ai margini, ma di linee guida strategiche inserite nei processi formali di allocazione.


Questi tre elementi non sono scollegati.


Sono tasselli dello stesso puzzle. Indicano che siamo usciti dal vecchio regime e stiamo entrando in un nuovo ciclo in cui il mercato finanziario nel suo complesso deve imparare a convivere con un debito pubblico esplosivo, con la necessità di mantenere condizioni di liquidità più stabili e con l’integrazione graduale delle criptovalute come asset class riconosciuta.



Il mito del 4-year cycle


Una delle narrative più radicate nel mondo crypto è quella del ciclo quadriennale, una bella storia semplice, elegante e rassicurante: ogni quattro anni c’è un halving, l’offerta cala, la domanda resta stabile o sale e Bitcoin entra in un nuovo bull market.


Questo schema ha funzionato fin quando Bitcoin era un mercato piccolo, dominato da dinamiche interne e popolato da investitori molto più sensibili ai modelli narrativi che ai cicli macro.


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Ma oggi secondo me non siamo più in quel mondo, è palese.


Quando guardiamo ai dati in modo onesto e senza pregiudizi, ci accorgiamo che la meccanica dell’halving spiega sempre meno. Non perché l’halving non abbia effetti, ma perché la sua rilevanza relativa è diminuita a favore di forze più grandi, come ad esempio i cicli della liquidità globale e il business cycle.


Forse siamo davvero arrivati in quel punto della storia in cui Bitcoin ha completato il salto di categoria, non è più un asset speculativo di nicchia, ma un asset che risponde alle stesse dinamiche che governano equity, credito e commodities.


In altre parole, Bitcoin è entrato nella grande mappa macro.

E qui vale la pena farsi una domanda scomoda...


Tutti dicono da anni che Bitcoin diventerà un asset da decine di trilioni, destinato a superare l’oro e a diventare il nuovo collaterale globale, ma davvero pensiamo che possa farlo senza liquidità istituzionale, senza flussi regolamentati, senza banche, fondi pensione e asset manager?


Da dove dovrebbe arrivare quel capitale, realisticamente? Dai bankless? Dai retail? Da qualche milione di appassionati che fanno DCA il sabato mattina?


Se parliamo seriamente di un asset che dovrebbe competere con l’oro, i flussi devono arrivare da chi muove la finanza globale e negli ultimi mesi abbiamo visto proprio questo: le istituzioni che entrano, gli standard che cambiano, le infrastrutture che evolvono.


È questo, non la narrativa, che trasforma Bitcoin in un asset sistemico, non fatemi i puristi.


Quando il ciclo economico si indebolisce, le condizioni finanziarie si irrigidiscono, le aziende rallentano gli investimenti, il credito si contrae, il capitale diventa selettivo e gli asset più sensibili alla liquidità, come Bitcoin, entrano inevitabilmente in una fase di compressione.


Non serve cercare spiegazioni esoteriche. È semplice meccanica macro.


Quando invece il ciclo riparte, la domanda riprende vigore, ricompaiono incentivi all’assunzione di rischio, la liquidità torna a scorrere e in questi contesti Bitcoin non solo reagisce, ma spesso anticipa e amplifica il movimento, e questo è il comportamento tipico di un asset che prospera quando il sistema è in espansione.


Questa dinamica la osserviamo da anni ed è molto più evidente del presunto effetto meccanico dell’halving.


Diventa ancora più chiara quando analizziamo il comportamento di Bitcoin nei periodi di crescita della liquidità globale e qui non parlo soltanto di M2, che è una metrica parziale.


Parlo della combinazione dei fattori che determinano quanta capacità di rischio il sistema finanziario possiede davvero: i bilanci delle banche centrali, la disponibilità di collaterale, le condizioni del dollaro, la pressione fiscale, la velocità del credito privato.


Sono questi elementi a governare i flussi, non la riduzione dell’emissione giornaliera di Bitcoin, l’halving incide solo sulla quantità di nuova offerta spot che arriva sul mercato, ma non determina quanta liquidità sarà disponibile per assorbirla.


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Andiamo avanti con il report:



Enhanced Supplementary Leverage Ratio


Parliamo un po di banche, scusate ma devo proma spiegarvi una cosina tecnica: L’Enhanced Supplementary Leverage Ratio (eSLR) è una versione rafforzata del leverage ratio di Basilea che in pratica impone un tetto massimo a quanto una banca può “gonfiare” il proprio bilancio rispetto al capitale, senza guardare al rischio degli asset.


Più l’eSLR è stringente, meno leva può usare la banca, meno liquidità può creare, meno può sostenere il mercato e quando viene allentato, succede l’opposto.


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Dopo il 2008, i regolatori avevano irrigidito questi parametri per evitare eccessi di leva e comportamenti troppo aggressivi.


Ora abbiamo delle nuove linee guida per le banche americane e con quest ultimo aggiornamento del 2025:

  • i Treasury e alcuni asset considerati “sicuri” sono trattati in modo più favorevole,

  • le banche hanno più margine per detenere debito pubblico senza che questo pesi troppo sul leverage ratio,

  • il sistema viene spinto a considerare i Treasury come collaterale privilegiato.


Non è una liberalizzazione selvaggia in stile pre 2008, ma più un’aggiustamento mirato che però a me suona più o meno così:

“Abbiamo un mare di debito da rifinanziare, qualcuno deve comprarlo. Quel qualcuno saranno, ancora una volta, le banche.”

Qui la connessione con i nostri report precedenti è chiara direi.


Da mesi scriviamo che:

  • il Tesoro USA deve rifinanziare trilioni di debito a scadenza in una finestra temporale stretta,

  • il mercato non può assorbire indefinitamente nuovo debito a tassi elevati senza stressare il sistema,

  • serve una combinazione di: acquirenti stabili (banche, fondi, banche centrali estere, emittenti di stablecoin), condizioni finanziarie meno rigide, iniezioni di liquidità mirate.


In questo quadro l’eSLR aiuta a creare domanda strutturale per i Treasury, alleggerisce il costo regolamentare per le banche, riduce il rischio di un vero “buyers strike” sul debito USA.


A questo punto potresti chiederti: perché tutto questo è rilevante per le crypto?


La risposta è super semplice, l’eSLR cambia la capacità del sistema bancario di creare credito se c’è una cosa che conta davvero per Bitcoin è la quantità di liquidità che scorre nel sistema finanziario.


Ricordiamoci una cosa che molti hanno dimenticato: la liquidità non arriva (e non deve arrivare) solo dalla Fed.


Ad esempio in pochi ricordano che, prima del 2008, la maggior parte della creazione di nuovo denaro avveniva tramite le banche private, attraverso il credito.


Il QE è stata una parentesi storica, non la norma, diciamo pure la conseguenza di una crisi, non il modello naturale dell’economia americana.


Con l’eSLR cambia proprio questo equilibrio perchè i Treasury diventano meno costosi da detenere in termini regolamentari, quindi le banche possono comprarne molti di più e aumentare la propria capacità di espandere il credito.


E quando il credito riparte, riparte la liquidità perché ogni nuovo prestito è denaro fresco che entra nell’economia reale e poi si riversa nei mercati finanziari.


👉 Più credito significa più liquidità, più liquidità significa condizioni finanziarie più morbide, condizioni più morbide significano maggiore propensione al rischio.

E qual è l’asset con il più alto beta alla liquidità del sistema? Bitcoin.



Quantitative Tightening


Lo so ormai vi hanno frantumato i cosiddetti a forza di ripeterlo ma ve lo voglio ridire un'ultima volta anche: il 1 dicembre 2025 la Fed ha ufficialmente interrotto il QT.


Tradotto in termini macro, significa una cosa molto semplice: il drenaggio di liquidità che andava avanti da due anni e mezzo si è fermato.


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Da giugno 2022 a novembre 2025 il bilancio della Federal Reserve si era ridotto di circa 2,4 trilioni di dollari e oggi si trova nell’area dei 6,5-6,6 trilioni.


È un livello più basso rispetto ai picchi pandemici, certo, ma comunque enormemente superiore ai livelli pre Covid.


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Ed è proprio questo il punto chiave. Il QT non ha riportato il sistema alla normalità. Ha semplicemente riportato la liquidità a un nuovo equilibrio, più contenuto ma ancora abbondante. Il bilancio della Fed resta strutturalmente elevato perché l’economia americana non può più funzionare con i livelli di riserve del passato.


Ed ecco perché la Fed ha dovuto fermarsi, perché ha toccato i limiti di sicurezza del sistema.

  • il Reverse Repo Facility si è praticamente prosciugato, dopo aver assorbito +2 trilioni durante la fase di eccesso di liquidità

  • le riserve bancarie stavano scendendo verso una zona pericolosa

  • i mercati dei finanziamenti a breve termine iniziavano a mostrare tensioni

  • le operazioni della Standing Repo Facility sono sempre più frequenti


In altre parole, la Fed aveva raggiunto il limite inferiore della liquidità di sicurezza e continuare a drenare asset avrebbe aumentato il rischio di un incidente sistemico, simile al collasso del mercato dei repo del 2019, per questo ha scelto di fermare il runoff e di reinvestire le scadenze dei Treasury a breve termine come ampiamente affrontato in altri report, non voglio ripetermi su questo, ma aprire dei nuovi ragionamenti.


Infatti, dal punto di vista funzionale questo passaggio è un cambio di regime.


Significa entrare in una fase di gestione attiva delle riserve, con un bilancio ancora enorme e con una probabilità crescente di nuove espansioni nei prossimi anni per evitare tensioni di liquidità, in un contesto nel quale la Fed non può più permettersi di comprimere le riserve senza mettere a rischio la stabilità finanziaria


Per Bitcoin e gli asset di rischio, questo passaggio è cruciale: Il drenaggio strutturale di liquidità si è fermato e il prossimo movimento del bilancio della Fed, nel medio periodo, ha molte più probabilità di essere laterale o addirittura espansivo piuttosto che restrittivo. Non siamo ancora nel classico QE, ma siamo già entrati nella sua anticamera funzionale, quella zona grigia in cui la Fed smette di sottrarre riserve e inizia a proteggere la stabilità del sistema, una sorta di "QE tecnico".


Cosa potrebbe essere un “QE tecnico”?


Come abbiamo visto, negli ultimi mesi diversi membri della Fed hanno iniziato a parlare apertamente della possibilità di tornare a una fase di espansione del bilancio, non come segnale accomodante, ma come intervento tecnico per riportare le riserve bancarie su un livello sicuro. Non sarebbe quindi un QE tradizionale, non avrebbe funzione di stimolo e non avrebbe implicazioni sui tassi futuri. Sarebbe un’operazione di stabilizzazione.


L’analogia più vicina è il famoso episodio del repo crisis del 2019: quando i tassi sui finanziamenti a breve uscirono dal corridoio della Fed, la banca centrale annunciò acquisti mensili di circa 60 miliardi di dollari in T-bills per ricostruire rapidamente il cuscinetto di riserve.


Oggi siamo in una situazione simile e vista la crescita nominale dell’economia da allora (+40%), un intervento proporzionale oggi significherebbe 80–100 miliardi al mese di acquisti di T-bills.


L’emissione di T-bills è diventata altamente ciclica e volatile, reagisce alle tensioni di liquidità del sistema. La parte lunga del debito (Bonds & Notes), invece, mostra una tendenza più stabile ma crescente, riflettendo il fabbisogno strutturale di finanziamento del Tesoro.
L’emissione di T-bills è diventata altamente ciclica e volatile, reagisce alle tensioni di liquidità del sistema. La parte lunga del debito (Bonds & Notes), invece, mostra una tendenza più stabile ma crescente, riflettendo il fabbisogno strutturale di finanziamento del Tesoro.


Per il Tesoro americano sarebbe ossigeno puro. Circa metà del fabbisogno di finanziamento annuo verrebbe coperta direttamente dalla Fed, riducendo la pressione sull’emissione di titoli a lunga scadenza e rendendo più sostenibile la gestione del deficit. Un intervento del genere, se prolungato, potrebbe persino spostare il mix di emissioni del Tesoro verso i T-bills, come già suggerisce la quota prevista per Q1 2026 (47% del totale netto).


Impatto sui money market? Se la Fed assorbisse massivamente T-bills, i money market funds si sposterebbero ancora di più sul mercato dei repo, aumentando la leva disponibile nel sistema, un segnale generalmente risk-on per gli asset finanziari e per Bitcoin.


La crescita esplosiva degli asset nei money market funds è una delle variabili chiave del nuovo regime di liquidità.
La crescita esplosiva degli asset nei money market funds è una delle variabili chiave del nuovo regime di liquidità.

Quando un sistema finanziario arriva al limite inferiore della propria liquidità di sicurezza, la direzione successiva tende sempre a essere la stessa: più riserve, più stabilità, più spazio per l’espansione del credito, ed è proprio in ambienti del genere che Bitcoin e le crypto tendono storicamente a prosperare.


La svolta istituzionale


Mentre sul fronte macro si chiudeva il capitolo del QT, sul fronte istituzionale prendeva forma un cambio di paradigma silenzioso ma enorme: per la prima volta da quando Bitcoin esiste, le istituzioni non si limitano più a tollerarlo. Lo integrano. Lo normalizzano. Lo rendono parte del portafoglio standard.


Per anni Vanguard è stata il simbolo del rifiuto ideologico verso il mondo crypto. Niente ETF crypto sulla piattaforma. Nessun accesso diretto per i clienti retail. Narrativa ufficiale sempre uguale: “asset troppo speculativo”.


Asset in gestione presso Vanguard: 11 T $
Asset in gestione presso Vanguard: 11 T $

Ora lo scenario è cambiato, di colpo.


Vanguard ha annunciato che consentirà finalmente il trading di ETF e fondi che detengono Bitcoin, Ether, XRP, Solana e altre crypto selezionate, aprendo l’accesso a decine di milioni di investitori e a un bacino di asset gestiti di 11 trilioni di dollari.


Significa che lo stigma istituzionale è finito. Significa che le crypto entrano a pieno titolo tra le asset class accessibili da un investitore di lungo periodo. Significa che la posizione “non tocchiamo crypto per principio” non è più difendibile, nemmeno per l’istituzione più conservatrice del settore.


Quando cade l’ultima roccaforte, cambia la geografia del mercato.


Bank of America


In parallelo, Bank of America ha compiuto il passo che mancava: dal 5 gennaio 2026 coprirà ufficialmente a livello CIO quattro ETF Bitcoin: BITB, FBTC, Grayscale Mini Trust e IBIT e soprattutto permetterà ai suoi oltre 15.000 consulenti di raccomandare direttamente una quota di crypto nei portafogli dei clienti.


Non più accesso su richiesta. Non più eccezioni caso per caso. È una linea guida formale.


La raccomandazione è chiara: allocazione dall'1 al 4% per gli investitori orientati all’innovazione e disposti a gestire volatilità elevata.


È un cambio di postura enorme, è la differenza tra “se proprio vuoi comprare, fallo” e “ti consigliamo attivamente di valutare una piccola allocazione in digital asset, tramite veicoli regolamentati, all’interno di un portaflio diversificato”.


E non è un caso isolato, capiamoci, anzi sta formando un vero muro di consenso di Wall Street:

  • Morgan Stanley: 2-4 %

  • BlackRock: 1-2 %

  • Fidelity: 2-5 %, fino al 7,5 %per investitori giovani


Per la prima volta nella storia le grandi istituzioni convergono su un messaggio condiviso: una piccola quota di crypto nel portafoglio ha senso.


Questo modifica la struttura della domanda, trasformando Bitcoin (e altre crypto) da asset da gambling per degenerati a componenti standard del portafoglio, in questo modo si creeranno probabilmente flussi lenti ma persistenti, molto diversi dalle ondate speculative del passato.



Bitcoin “liquidity sponge”


In molti continuano a leggere Bitcoin come un asset “alternativo”, quasi scollegato dalle dinamiche macro. Nei nostri report precedenti abbiamo mostrato che la realtà è esattamente l’opposto, bitcoin è una spugna per liquidità!



Viviamo in un sistema intrappolato in un regime di alto debito e necessità costante di liquidità. I governi non possono permettersi tassi reali troppo alti per troppo tempo senza rischiare di far deragliare la crescita o provocare incidenti nel mercato del credito. Le banche centrali, di conseguenza, sono costrette a mantenere una forma di abbondanza controllata di riserve, perché il sistema moderno non funziona più con la scarsità artificiale di liquidità tipica degli anni Novanta.


In un contesto simile, Bitcoin ha assunto un ruolo molto preciso.


È diventato un asset che reagisce con leva ai cambiamenti delle condizioni finanziarie, amplificando ogni variazione marginale nelle riserve e nella disponibilità di credito. È un termometro delle aspettative sulla liquidità futura, perché il suo prezzo incorpora immediatamente le anticipazioni del mercato su ciò che faranno Fed, Treasury, banche e investitori istituzionali.


È, di fatto, una equity call option sulla reflazione finanziaria globale: quando il sistema si prepara a espandere la liquidità, Bitcoin si muove prima e più velocemente degli altri asset.

Questo ci porta al 2026.


Con il QT terminato, i cambi nell’eSLR e l’adozione istituzionale in accelerazione, lo scenario di fondo diventa sempre + chiaro secondo me.


Gli asset reali e gli asset basati sulla scarsità tendono a performare bene in questi scenari. La liquidità in eccesso, dopo aver soddisfatto gli obblighi legati a debito e collaterale, scorre verso i segmenti più risk-on del mercato. E tra questi, Bitcoin si trova in cima alla piramide globale del rischio.


Per questo lo chiamo liquidity sponge. Perché quando la liquidità ricomincia a muoversi, Bitcoin è l’asset che la assorbe per primo e con la maggiore intensità.



Cosa serve davvero per parlare di nuovo bull market


Fin qui abbiamo parlato del quadro di fondo, ma avere un contesto favorevole non significa automaticamente “bull market garantito”.


Nel nostro framework Wagmi, per avere una nuova estensione di bull market su Bitcoin serve la convergenza dialcuni trigger:


  • Business cycle in espansione: ISM che risale sopra quota 50 e mostra una fase espansiva robusta, non solo un rimbalzo tecnico.

  • Condizioni finanziarie meno restrittive: non solo tassi in discesa, ma spread del credito e financial conditions index in miglioramento.

  • Bilancio Fed stabilizzato o in lente espansioni tecniche, non in contrazione.


Diciamo che secondo me siamo già oltre metà strada: il QT è finito, la Fed ha ammesso implicitamente che non può più drenare senza rischi, il mercato sconta la necessità di mantenere ampia liquidità di riserva.



Altcoin: selezione chirurgica


Uno dei rischi di questa fase è ripetere lo stesso errore dei cicli precedenti: dare per scontato che a un bull market di Bitcoin corrisponda automaticamente una altseason generalizzata.


Questa volta lo scenario è diverso, per almeno tre motivi:

  1. Diluzione: il numero di token, L1, L2, meme, narrative coin è esploso.

  2. Dominanza istituzionale di BTC ed ETH: gli ETF e l'entrata dei grandi player hanno consolidato BTC come asset primario e ETH come infrastruttura principale.

  3. Selezione per fondamentali: i settori che stanno attirando fee reali e attenzione strutturale non sono tutti, ma pochi cluster:

    • DeFi con fondamentali solidi: protocolli che generano revenues tangibili e che stanno mostrando una crescita coerente tra fee e capitalizzazione.

    • RWA e tokenizzazione: segmento dove oracoli, infrastruttura legale e prodotti regolamentati iniziano ad agganciarsi alla finanza tradizionale.

    • AI + crypto: dove la domanda di calcolo, energia e pagamenti machine-to-machine crea casi d’uso reali, non solo slogan.

    • Infrastruttura base (L1 / L2) con utilizzo reale, non solo TVL finto o incentivi temporanei.


Nel nostro framework Wagmi Lab, questo si traduce in un concetto chiave:

non parliamo di “Alt-season”, ma di “Alt-selection”.

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Cosa ha senso fare adesso


Il mercato è in una di quelle zone grigie che separano un ciclo dall’altro e finché non arrivano le conferme macro e tecniche definitive, il rischio di posizionarsi nel modo sbagliato rimane altissimo imho. Ed è proprio in questi momenti che si commettono gli errori più costosi.


C’è chi si espone troppo presto su altcoin deboli che sembrano “a sconto” ma che non torneranno mai ai massimi.

C’è chi insegue micro-narrative perché hanno pompato 24 ore e poi si ritrova incastrato in asset illiquidi.

C’è chi costruisce un portafoglio aggressivo nel momento meno adatto, senza rendersi conto che molte delle alt che ha in wallet oggi non sopravviveranno al ciclo 2026.


Per essere chiari: secondo me questo è il punto in cui la selezione naturale inizia, un terzo dei token perderà rilevanza, un altro terzo rimarrà marginale e una manciata diventeranno i vincitori del prossimo regime di liquidità.


Per questo la strategia sensata non è riempirsi ora di rischio, ma osservare come reagiscono i settori, dove si concentrano fee, utenti, capitali, e quali token mostrano vera forza relativa quando il mercato sale e resilienza quando scende.


Quando i trigger macro e tecnici si allineeranno, allora si potrà scendere lungo la risk curve, ma farlo ora, senza una mappa chiara, è esattamente come lanciare frecce bendati.



Posizionamenti 2026


Proprio perché siamo in un punto di snodo, stiamo ristrutturando in profondità il portafoglio Wagmi PRO questa settimana. Non è un aggiustamento cosmetico. È una ridefinizione strategica delle posizioni che vogliamo avere nel prossimo regime macro.


Alcune altcoin che tutti pensano “torneranno” non faranno altro che sgonfiarsi lentamente.

Altre, oggi ignorate, diventeranno i moltiplicatori del ciclo 2026. Scegliere le prime al posto delle seconde non significa perdere opportunità: significa bruciarsi un intero ciclo.


Chi è all'interno di Wagmi PRO può vedere tutto in tempo reale il nostro portfolio: cosa stiamo riducendo, cosa stiamo accumulando, quali settori stiamo privilegiando e quali stiamo tagliando in modo chirurgico.


Chi non è dentro, se non ha una metodologia chiara, si troverà nella situazione peggiore possibile: pensare di avere un portafoglio diversificato mentre, in realtà, alcune posizioni sono già destinate a zero e altre devono essere aumentate adesso, non quando “sarà tutto chiaro”.


Lo ripeto senza effetti speciali: questo è uno dei momenti più importanti dell’intero ciclo per decidere chi resterà indietro e chi sarà posizionato sul lato giusto del mercato.


Chi vuole capire come ci stiamo muovendo e perché, dovrebbe essere dentro wagmi PRO ora, non tra sei mesi.


Se vuoi capire cosa stiamo comprando, cosa stiamo vendendo e perché, se vuoi seguire il portafoglio condiviso e la logica che guida ogni nostra decisione, questo è uno dei momenti più importanti per entrare in Wagmi PRO:





Conclusione


Il punto è semplice: il 2026 non sarà un anno qualunque secondo me, sarà il test di questo nuovo equilibrio tra debito, liquidità e adozione istituzionale.


Chi continuerà a leggere il mercato con le lenti del passato si troverà sempre un passo indietro, mentre chi saprà collegare macro, flussi e posizionamento, e avrà il coraggio di scegliere cosa tagliare e cosa tenere, potrà attraversare questo ciclo non subendolo, ma usandolo a proprio vantaggio.


Potrei sbagliarmi?


Sì, come sempre. Quella che stai leggendo non è una previsione, ma una mappa probabilistica basata sui dati disponibili oggi. Il consiglio è non cercare profeti, ma strumenti: studia, confronta più scenari, gestisci il rischio e usa ogni informazione, inclusa questa, come supporto alle tue decisioni, non come verità assoluta.



Stefano Inga

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