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Wagmi PRO |📈 Il rally è iniziato troppo presto? La scommessa dei mercati sulla FED.

Settembre si avvicina e con esso una decisione della Fed che i mercati sembrano aver già preso per conto proprio. Ma quando il consenso è così forte, ogni anomalia può cambiare tutto. Tra segnali contrastanti, rotazioni crypto e posizionamenti aggressivi, analizziamo il vero rischio che nessuno sta considerando, ecco cosa sta davvero succedendo sotto la superficie.


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Una premessa per chi parte da zero


Prima di entrare nel cuore del report, facciamo un breve riassunto per chi non ha ben chiaro come funzionano i tassi d’interesse, cosa fa la Fed, e perché tutto questo ha un impatto diretto su Bitcoin e sul mercato crypto.


📚 Cos’hanno a che fare i tassi di interesse con Bitcoin e le crypto?


I tassi di interesse sono lo strumento principale con cui le banche centrali — come la Fed americana — controllano l’economia.


Quando i tassi sono alti, il denaro costa di più: i prestiti rallentano, la crescita si frena, e l'inflazione tende a scendere. Quando i tassi sono bassi, il credito riparte, la liquidità aumenta, e gli asset finanziari — come azioni e crypto — spesso salgono.


Perché è così importante per Bitcoin?


  • Bitcoin è un asset risk-on: tende a salire quando c’è abbondanza di liquidità e gli investitori cercano rendimento fuori dal sistema tradizionale.

  • Il ciclo dei tassi influenza direttamente la rotazione dei capitali: se la Fed taglia, i flussi si spostano su asset più speculativi… come BTC ed Ethereum.

  • Infine, Bitcoin è nato come reazione al sistema monetario, quindi ogni mossa della Fed ha anche un valore simbolico nel confronto tra “denaro statale” e “denaro decentralizzato”.


Ecco perché oggi tutto ruota attorno ai tassi: chi anticipa il timing dei tagli può posizionarsi prima che il mercato reagisca davvero.


Secondo Polymarket, la probabilità di un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base è del 73%.



Mentre i contratti future sui Fed Funds spingono la probabilità oltre il 90%:


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Ma quando tutti si schierano dalla stessa parte, cresce anche il rischio di una sorpresa contrarian. Perché in un mercato così carico di aspettative, basta un segnale fuori posto per cambiare radicalmente il sentiment.


Questa settimana ne abbiamo avuto un esempio perfetto:


🔍 Inflazione: due numeri, due letture


Martedì è uscito il CPI – l’indice dei prezzi al consumo – cresciuto solo dello 0,2% su base mensile.È un dato moderato, che suggerisce una stabilizzazione dell’inflazione headline intorno al 2,7% annuo.I mercati l’hanno letto come un segnale di via libera: i Treasury hanno ritracciato, il dollaro ha perso forza, gli asset risk-on hanno reagito.


Ma il giorno dopo è arrivato il PPI – i prezzi alla produzione – ed è stata un’altra storia.

Il dato è salito oltre le attese, alimentando il timore che le pressioni a monte non si siano esaurite.E soprattutto, il Core CPI (che esclude energia e alimentari) è ancora inchiodato al +3,1% annuo: troppo alto per permettere alla Fed di tagliare senza esitazioni.


E in questo mix di aspettative e segnali contrastanti, Bitcoin ha toccato i 124.000$, Ethereum ha invertito contro BTC e gli asset risk-on paiono destinati a un nuovo rally.


Ma è davvero tutto così semplice?


Cosa accade se il taglio non arriva a settembre?


In questo report analizziamo:


  • Le probabilità reali di un taglio e cosa non è ancora scontato.

  • Siamo già in Alt-season?.

  • Come muoversi oggi tra macro, crypto e rotazioni settoriali.



Tutti guardano Powell. Ma il mercato ha già parlato.


Come abbiamo appena visto, negli ultimi giorni sono usciti due dati chiave sull’inflazione americana e come spesso accade, hanno raccontato due storie diverse. Una più rassicurante, l’altra più scomoda.


Chi ha saputo leggere tra le righe ha capito una cosa sola: il taglio dei tassi si avvicina, e il mercato se n’è già accorto.


🔍 Primo dato: CPI


Martedì sono stati pubblicati i dati del CPI (Indice dei Prezzi al Consumo), si tratta di un indicatore che misura la variazione media nel tempo dei prezzi pagati dai consumatori per un paniere rappresentativo di beni e servizi che include cibo, abitazioni, trasporti, sanità, intrattenimento, abbigliamento e altro.


Il dato aggiornato cede un CPI in raffreddamento su base mensile (+0,2%):


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E un dato stabile su base annua (+2,7%):


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Come abbiamo già detto la reazione dem mercato è stata netta:


  • I rendimenti dei Treasury sono scesi.

  • Il dollaro ha perso forza.

  • Bitcoin e azioni hanno respirato.


Sembrava l’inizio di una nuova fase espansiva.


🔍 Secondo dato: il Core CPI


Il Core CPI, invece, esclude energia e alimentari, le voci più volatili, e per questo viene considerato un termometro più “strutturale” dell’inflazione.


E qui la storia cambia.


Il Core è salito dello 0,3% su base mensile (più del previsto):


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e del 3,1% su base annua:


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➡️ Tradotto: l’inflazione nei servizi, come affitti, trasporti, sanità, continua a salire. 


E questo è un problema, perché questi prezzi tendono a muoversi lentamente... e a scendere ancora più lentamente diventando parte di quella che viene spesso definita "sticky inflation", un'inflazione "appiccicosa" appunto, difficile da scrollarsi di dosso.


Et voilà, il mercato, che si era entusiasmato dopo il primo dato, ha iniziato a correggere le sue aspettative.


E la domanda ora è: la Fed taglierà davvero i tassi a settembre, o aspetterà ancora?


Da un lato, il rapporto sul mercato del lavoro di due settimane fa, più debole del previsto, suggerisce che l’occupazione stia iniziando a rallentare.


Dall’altro, però, l’inflazione sembra tornare a salire, e il dato relativo al PPI uscito la scorsa settimana è particolarmente preoccupante.


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Il PPI (Producer Price Index) misura la variazione media dei prezzi ricevuti dai produttori per i loro beni e servizi. In pratica, è un indicatore dell’inflazione “a monte”, ovvero prima che i prodotti arrivino al consumatore finale.


Un PPI in aumento segnala pressioni inflazionistiche nella filiera produttiva — e spesso anticipa i movimenti del CPI.È per questo che un PPI molto sopra le attese può preoccupare i mercati: suggerisce che l’inflazione al consumo potrebbe tornare a salire nei mesi successivi.


Beh ecco diciamo che i dati erano parecchio più caldi del previsto: il PPI è aumentato dello 0,9% su base mensile (contro attese dello 0,2%)e del 3,3% su base annua (contro attese del 2,5%).


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Nel complesso, ci troviamo in una situazione anomala anche a livello globale: secondo il Global Fund Manager Survey di Bank of America, i gestori di fondisi aspettano più inflazione… ma allo stesso tempo tassi in discesa o stabili.


Una contraddizione che prepara il terreno a possibili scossoni nei prossimi mesi.


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