top of page

Wagmi PRO| 🤖 La Nuova Rivoluzione Industriale

"In politica, nulla accade per caso." — Franklin D. Roosevelt

In un precedente report, abbiamo anticipato che la vicinanza dei big della tecnologia americana (Elon Musk, Mark Zuckerberg e compagnia cantante...) poteva nascondere un piano a lungo termine che andava ben oltre le visioni protezionistiche del nuovo presidente in carica Donald Trump.


Ecco cosa scrivevo nel report pubblicato a gennaio:



Tuttavia negli ultimi giorni ho ragionato ad una tesi aggiuntiva, una tesi che darebbe un senso al piano economico e politico di Trump, proprio quel piano che tutti dicono essere folle e senza senso, forse invece incorpora una visione proiettata verso il futuro, nascosta in bella vista e che nessuno pare/vuole vedere.



Trump, Dazi e Reshoring


Quando qualche mese fa Donald Trump annunciato la sua politica di dazi generalizzati molti analisti hanno storto il naso ma il grande piano di Trump ha (tra gli altri) come obiettivo riportare la manifattura negli Stati Uniti.


Il concetto è semplice: se ad oggi la tua azienda produce al 90% in Cina, dovrà pagare cosi tanti dazi per esportare che ti converrà trasferire la produzione in USA.


"La manifattura tornerà in patria. Le fabbriche riapriranno. I posti di lavoro ripartiranno. L’ America tornerà a fare l’America." —Donald J. Trump

Questo il succo del messaggio chiave di Trump, accompagnato dalla solita enfasi e spettacolarizzazione del tutto che lo contraddistingue.


Ma la realtà è — come spesso accade — molto più complessa.


Certo, qualche azienda tornerà, ma c’è un dettaglio che molti sembrano ignorare, un dettaglio che cambia completamente la narrazione.


Il “ritorno delle fabbriche” (è questo il significato di "reshoring") non equivale al “ritorno dei lavoratori”.


E se c'è una serie di indizi che pochi — anzi, quasi nessuno — sta collegando oggi è questa:


📉 Se le nuove fabbriche americane saranno ultra-automatizzate...

📉 Se il reshoring sarà incentivato da capitali pubblici che finanziano investimenti in robotica e automazione, non in manodopera…

📉 Se il vero obiettivo è aumentare la produttività, non l’occupazione...


Allora forse il piano non è così folle.


Forse Trump non è un nostalgico che vuole riportare indietro l’orologio della globalizzazione.


Forse sta semplicemente giocando una partita diversa: una partita dove in un futuro molto vicino la nuova manifattura non è fatta di uomini in tuta blu, ma di macchine in silicio.


E qui entra in scena la domanda cruciale:


👉 Cosa succede a un’economia se le fabbriche tornano, ma i lavoratori no?



🏭 Il Ritorno delle Fabbriche… Senza Lavoratori


Quello che potrebbe essere il piano a lungo termine degli Stati Uniti sarebbe una vera e propria rinascita industriale, ma non nel senso classico:


  • Le nuove fabbriche saranno iper-automatizzate.

  • Il reshoring non creerà milioni di posti di lavoro, ma aumenterà la produttività.

  • Gli incentivi governativi destineranno capitali verso robotica, semiconduttori, tech.


Questa potrebbe essere la strategia di lungo periodo: trasformare gli USA in un nuovo polo industriale avanzato, riducendo la dipendenza da Cina e Asia, proprio mentre siamo all'alba di una nuova rivoluzione industriale.


Un piano folle o il più grande hack economico della storia?


Quando l'elezione di Trump ha annunciato il suo ritorno alla Casa Bianca, molti hanno pensato: “Ci risiamo con la politica dei dazi. La solita nostalgia del passato. L'illusione di riportare i posti di lavoro manifatturieri in America”.


E in parte è vero: Trump ha promesso il ritorno delle fabbriche. Ha parlato di dazi su tutte le importazioni, soprattutto su quelle provenienti dalla Cina, e di un “rinascimento industriale americano”.


Ma forse guardando solo ai dazi e al rumore generato da Trump… rischiamo di perderci il quadro completo.


E se Trump non stesse solo parlando di riportare le fabbriche negli Stati Uniti ma stesse cercando di ripensare completamente il modello industriale americano?

Molti credono che gli americani abbiano eletto un repubblicano alla Casa Bianca.


In realtà, hanno messo un team di tecnologi al governo.


Gente come Elon Musk, David Sacks, Sriram Krishnan, Scott Kupor, Michael Kratsios, venture capitalist, innovatori, architetti della Silicon Valley.


Mai nella storia americana l’apparato statale è stato così vicino al mondo tech.


Perché?


Perché Trump — piaccia o meno — ha capito una cosa che in pochi hanno il coraggio di dire ad alta voce:


👉 Non servono più esseri umani per far crescere il PIL: servono AI, robot e automazione.


L’idea sarebbe semplice e rivoluzionaria: se non possiamo aumentare la popolazione produttiva… allora la creiamo.


Con l’AI, la robotica e l’automazione, gli Stati Uniti potrebbero ambire a costruire una nuova forza lavoro, non umana, ma iper-efficiente, iper-scalabile.


E questo potrebbe essere l’unico metodo realistico per:


  • Uscire dalla spirale del debito.

  • Aumentare il PIL senza aumentare l’occupazione.

  • Finanziare l’espansione industriale senza impattare troppo sull’inflazione.

  • Abbassare i tassi di interesse.


Sì, perché c’è un paradosso di cui nessuno parla.


Molti temono che il reshoring aumenti l’occupazione e quindi l’inflazione. “Se si aprono nuove fabbriche e si assumono lavoratori, la Fed non potrà mai abbassare i tassi”, dicono gli analisti.


Ma nessuno si sta chiedendo:


E se le fabbriche non assumessero lavoratori?

E se il piano fosse proprio quello di creare produzione senza impiegare forza lavoro umana?


Non è fantascienza. È quello che sta già accadendo.


Amazon impiega già più robot che umani. Le auto si assemblano con bracci meccanici. ChatGPT, Grok, Claude e gli agenti AI stanno sostituendo interi team di customer service, marketing, contabilità, management.


E se davvero stiamo entrando in una fase storica in cui ogni lavoratore umano può essere affiancato (o sostituito) da un collega AI, allora Trump non è il leader di un ritorno al passato… ma il primo architetto di un’era nuova.


Una nuova rivoluzione industriale, in cui la produttività non arriva da milioni di braccia… ma da milioni di chip.


🔮 Il futuro dell'economia


Siamo abituati a pensare alla crescita economica come qualcosa che si vede: fabbriche che si riaccendono, operai al lavoro, città che si popolano.


Ma forse, nel XXI secolo, la crescita non sarà più visibile.


Le fabbriche torneranno, sì. Ma non come ce le immaginiamo.


Non avranno parcheggi pieni né turni notturni.


Saranno silenziose, automatizzate, alimentate da chip, algoritmi e intelligenza artificiale.


Secondo le proiezioni, entro il 2040 la popolazione mondiale raggiungerà i 9,3 miliardi di esseri umani, mentre quella dei robot umanoidi potrebbe superare i 10 miliardi nello stesso anno.

Fonte: rapporto Global Trends 2040 dell'Ufficio del Direttore dell'Intelligence Nazionale degli Stati Uniti


E allora le domande da porsi sono:


Chi controllerà questi nuovi mezzi di produzione?


Chi progetterà le AI, chi le addestrerà, chi le governerà?


Perché se la forza lavoro del futuro non sarà umana, allora il potere economico non apparterrà più a chi lavora… ma a chi possiede le macchine che lavorano.


Se davvero stiamo assistendo alla nascita di un nuovo paradigma industriale, allora questa non è solo una trasformazione economica: è una delle più grandi opportunità d’investimento del nostro tempo.


Chi capisce che la crescita del PIL non passerà più per l’aumento dell’occupazione, ma per l’espansione di AI, robotica e semiconduttori, può posizionarsi oggi sui trend destinati a dominare i prossimi 10 anni.


Non è più questione di “dove si produce”, ma di come.


E oggi il “come” è tecnologia, automazione, intelligenza artificiale e blockchain.


Ogni rivoluzione industriale ha generato nuovi giganti economici. Questa non farà eccezione.



🧠 L’automazione è il nuovo capitale. La blockchain è l’infrastruttura.


Se gli Stati Uniti stanno davvero costruendo un nuovo paradigma industriale fondato su AI, robot e chip, allora la domanda per infrastrutture digitali, tokenizzazione e sistemi decentralizzati è destinata ad esplodere.


Perché un mondo in cui la forza lavoro è digitale… ha bisogno di un’economia digitale.


E qui entra in gioco il settore delle criptovalute:

  • L’automazione ha bisogno di settlement istantaneo → non ce li vedo degli agenti AI automatizzati e avanzatissimi a farsi dei bonifici...

  • Le AI avranno wallet e identità autonome → servono protocolli decentralizzati.

  • Se il futuro è guidato da software e robotica, va da se che l’economia del futuro debba essere programmabile.


Il vero edge per l’investitore cripto oggi non è inseguire l’hype… ma capire prima degli altri dove finirà la nuova produttività e quali tecnologie saranno utilizzate come sottostante di essa.


Se la nuova forza lavoro è composta da agenti AI e macchine intelligenti, allora i layer infrastrutturali che le faranno comunicare, transare, scalare… saranno il vero asset strategico da detenere.


L’ AI genera il valore. La blockchain lo distribuisce.

Chi connette questi due mondi oggi, sarà in vantaggio domani e avrete ormai capito che l'interconnessione tra la blockchain e l’automazione sta preparando il terreno per la prossima rivoluzione industriale, e come sempre, la chiave per capitalizzare questa transizione è avere una visione a lungo termine, posizionandosi oggi sui settori che domineranno l'economia digitale del futuro.


E ora vi immagino tutti di fronte a me a fissarmi con bene o male questa domanda in testa:


"bene tutto bellissimo, ma come come facciamo a guadagnarci anche noi"?



Nel prossimo capitolo vedremo alcune applicazioni pratiche e i progetti su cui investire.

 


Il resto di questo report è riservato agli iscritti a Wagmi PRO, clicca qui sotto per iscriverti e accedere a questa e a tutte le altre risorse PRO.



Vuoi saperne di più?

Iscriviti a wagmi-lab.com per continuare a leggere questi post esclusivi.

bottom of page