Wagmi PRO | 🔍 Oltre il rumore e le news: cosa sta accadendo nei mercati?
- Wagmi Team
- 21 apr
- Tempo di lettura: 8 min
Oggi più che mai sembra che il mercato sia guidato dalle notizie. Ma se è vero che è fondamentale prestare attenzione ai segnali che arrivano dai media finanziari, ciò non è sufficiente per capire davvero come il mercato reagisce a queste informazioni.
La narrazione dominante nelle analisi finanziarie in questo periodo tende a concentrarsi sulle notizie in sé:
“La Fed taglierà i tassi?”
“Arriverà la recessione?”
Tuttavia, ciò che sta davvero guidando i mercati in queste fasi sono forze più complesse e profonde, che vanno ben oltre le notizie del giorno e che bisogna per forza valutare per prendere decisioni corrette.
Questa riflessione nasce da un'analisi di JPMorgan, ma il quadro che ne emerge va molto al di là delle previsioni di una singola istituzione: stiamo assistendo a una trasformazione fondamentale del sistema economico globale.
In questo articolo, cercheremo di fare chiarezza su cosa sta succedendo sotto la superficie, esplorando le dinamiche che influenzano le decisioni della Fed e analizzando quali segnali possiamo osservare per anticipare la prossima grande corsa di Bitcoin e delle criptovalute.
Spoiler: non è lontana!
🧠 Prima regola: i mercati non rispondono più come prima
Durante l’amministrazione USA precedente (Biden) , i mercati seguivano una logica perversa ma prevedibile:
Buone notizie? Ottimo: economia forte, borse su.
Cattive notizie? Ancora meglio: più stimoli, più liquidità, tassi più bassi.
Era un contesto drogato, dove tutto portava a inflazione degli asset. Ma quel ciclo si è chiuso e oggi, siamo in un sistema totalmente diverso.
Ora non conta più solo la notizia, oggi conta come il mercato reagisce alla notizia.
E questo cosa significa?
Beh lo stiamo vedendo in questo periodo in cui:
Le borse e i mercati del rischio scendono anche quando le notizie sono buone.
La volatilità aumenta.
I grandi investitori sono in difesa.
Il problema non è solo il timore di nuovi rialzi dei tassi di interesse. Il vero rischio che il mercato teme è l'inflazione strutturale.

🔧 Il fattore “onshoring”
Un elemento chiave in questa analisi, è il piano degli Stati Uniti per riportare la produzione in patria: Il cosiddetto onshoring o reshoring industriale.
Questo porta:
Costi di produzione più alti.
Pressioni sui salari.
Interruzioni temporanee nelle catene di approvvigionamento.
e di conseguenza… pressioni inflazionistiche.
Ora cerchiamo di fare chiarezza, la Banca Centrale Americana (Federal Reserve) ha un compito semplice in apparenza: tenere l’inflazione sotto controllo, senza far crollare l’economia.
Tradizionalmente, quando l’inflazione è alta, la FED alza i tassi di interesse (aumentando il costo del denaro) per raffreddare la domanda di beni e servizi — e questo, prima o poi, indebolisce il mercato del lavoro: le aziende assumono meno, licenziano di più, la disoccupazione sale.
Ed è proprio questa "debolezza" occupazionale che storicamente contribuisce a ridurre l’inflazione.
Il paradosso è questo: l’onshoring potrebbe mantenere il mercato del lavoro forte, portando esattamente all'effetto contrario e a una spinta sulla domanda e sui prezzi.
Per essere ancora più chiari: se la disoccupazione non aumenta, la Fed è bloccata.
Non può tagliare i tassi. Non può allentare la presa.
Perché?
Perché rischia di alimentare una nuova spirale inflattiva.

I mercati temono una spirale inflattiva (o "spirale prezzi-salari") perché potrebbe innescare una dinamica fuori controllo tra:
Prezzi che aumentano
Salari che aumentano per compensare
Le aziende aumentano ancora i prezzi per coprire i nuovi costi
I lavoratori chiedono nuovi aumenti salariali…
…e così via, come in un loop continuo. Questo è il cuore della spirale inflattiva.
Ma perché i mercati la temono davvero?
Distrugge il potere d'acquisto: se i prezzi continuano a salire, la moneta perde valore reale.
Costringe le banche centrali ad alzare i tassi: per fermare l’inflazione, la BCE o la Fed devono frenare l’economia → tassi più alti → meno investimenti → possibile recessione.
Aumenta l’incertezza: le aziende non riescono più a pianificare, gli investitori diventano nervosi, i mercati diventano volatili.
Quindi quando il mercato "fiuta" anche solo un rischio di spirale inflattiva, reagisce "male": vende azioni e titoli più volatili, si rifugia in beni percepiti come più sicuri (oro, bond, o… Bitcoin...).
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