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Wagmi PRO | Treasury Wars – Atto II: Ethereum

Aggiornamento: 25 lug

Nel mondo crypto sta prendendo forma una tesi che, fino a poco tempo fa, sarebbe sembrata impensabile: Ethereum potrebbe superare Bitcoin come asset di tesoreria strategico. Una sfida diretta all’ordine attuale, dove BTC ha consolidato il proprio status di “oro digitale” grazie alla scarsità codificata, al supporto degli ETF spot e all’ingresso nei bilanci aziendali di attori di peso come MicroStrategy, Tesla o Trump Media. Qualcosa sta cambiando. Non solo nei flussi, ma nella percezione di ciò che Ethereum rappresenta: non più solo infrastruttura tech, ma potenziale riserva di valore produttiva, ESG-friendly e con yield integrato.


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Nel report “Da MicroStrategy a Trump Media: è l’inizio della Treasury War!” abbiamo analizzato come sempre più aziende stiano trasformando la gestione della tesoreria in una leva strategica, adottando Bitcoin non solo come asset speculativo, ma come riserva di valore istituzionale.


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Questa settimana torniamo sul tema per approfondire un caso emblematico: la mossa di Joseph Lubin, fondatore di ConsenSys e tra i padri di Ethereum, che attraverso SharpLink Gaming punta a raccogliere 425 milioni di dollari per accumulare ETH come asset primario di bilancio.


Se nel 2020 Bitcoin ha conquistato il titolo di “oro digitale” e si è affermato nei bilanci aziendali, la domanda oggi è:


Ethereum può replicare – o persino superare – quel percorso?


Lubin ha messo in moto una strategia ambiziosa: usare SharpLink Gaming ($SBET) per accumulare ETH. Una mossa ispirata chiaramente al modello MicroStrategy, con Ethereum al posto di Bitcoin.


Questa operazione non è soltanto una scommessa: è un banco di prova per capire se Ethereum ha raggiunto quella maturità istituzionale che serve per diventare un asset da bilancio, non solo una tecnologia per sviluppatori nerd.


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L'accumulo è già iniziato e in data 11 luglio 2025 — SharpLink Gaming ha annunciato di aver stipulato un accordo definitivo con la Ethereum Foundation, per l’acquisto di 10.000 ETH sulla mainnet di Ethereum in cambio di 25.723.680 dollari.


Ora la domanda è:


Se Bitcoin ha guadagnato il suo posto come riserva di valore digitale, perché lo stesso destino non dovrebbe toccare anche a ETH?


💪 $BTC È SALITO DEL 960% DA QUANDO È ENTRATO NEI BILANCI DELLE AZIENDE USA – ORA TOCCA A $ETH


I mercati pubblici sanno innescare dinamiche esplosive.


Quando Strategy (ex MicroStrategy) ha iniziato ad accumulare Bitcoin nell’agosto 2020, diventando il primo veicolo quotato in borsa esposto a $BTC negli Stati Uniti, la capitalizzazione di Bitcoin era di appena 200 miliardi di dollari.


Oggi siamo a 2.200 miliardi. Non solo grazie a Strategy ($MSTR), ma anche grazie a tutte le altre aziende e agli ETF che hanno reso l’accesso a Bitcoin semplice e regolamentato per il mercato tradizionale.


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✅ Perché Ethereum può diventare un asset di tesoreria


L’idea che ETH possa entrare nei bilanci aziendali accanto — o persino al posto — di Bitcoin si fonda su quattro pilastri concreti, che combinano utilità economica, rendimento finanziario, compliance ESG e sofisticazione monetaria.


1. 🧱 Utilità economica reale: ETH è infrastruttura

Ethereum non è solo una blockchain: è l’infrastruttura centrale della nuova economia digitale. Alimenta stablecoin, DeFi, NFT, DAO, tokenizzazione di asset reali, gestione delle identità e nuovi layer modulari. In questo contesto, ETH è il carburante che permette al sistema di funzionare.


Ogni transazione, smart contract o operazione cross-chain su Ethereum richiede ETH. È un asset “inelastico”: non puoi sostituirlo o aggirarlo. Questo crea una domanda strutturale, indipendente dal ciclo speculativo.


👉 Insight Wagmi: ETH non è solo detenuto, è utilizzato. E questa utilità quotidiana crea un valore fondamentale difficilmente replicabile da altri asset crypto.


2. 💸 Rendimento integrato: ETH come digital bond

Con il passaggio al Proof-of-Stake, ETH è diventato un asset capace di generare yield nativo. Oggi lo staking offre un rendimento annuo compreso tra il 3% e il 4,5%, accessibile in modo decentralizzato e senza bisogno di intermediari.


In un contesto globale di tassi reali in discesa, ETH si propone come obbligazione digitale alternativa: non solo riserva di valore, ma anche strumento produttivo.

Inoltre, lo staking vincola ETH alla rete, riducendo la supply liquida in circolazione. Questo genera una dinamica indirettamente deflattiva: meno offerta = più valore.


👉 Insight Wagmi: ETH unisce funzione monetaria, rendimento e sicurezza della rete. È insieme asset, reward e ossatura portante dell’infrastruttura. La capacità di generare yield è un vantaggio enorme, poiché gli investitori preferiscono nettamente asset produttivi. Negli Stati Uniti, le famiglie detengono circa 32.000 miliardi di dollari in azioni che pagano dividendi, mentre l’oro detenuto ammonta a meno di 1.000 miliardi


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3. 🌱 Vantaggio ESG: il PoS cambia le regole del gioco

Con il Merge, Ethereum ha ridotto il proprio consumo energetico di oltre il 99,95%. Nessun’altra rete pubblica ha mai effettuato un cambiamento così radicale.


In un mondo in cui le aziende sono sempre più sottoposte a controlli e scrutini ESG, ETH si presenta come l’alternativa sostenibile alla Proof-of-Work di Bitcoin. E questo non è solo un tema etico: è una questione di accesso ai capitali regolati.


👉 Insight Wagmi: in una treasury aziendale sottoposta a criteri ESG, ETH è già più difendibile e appetibile di BTC. La sostenibilità non è un "nice-to-have": è un catalizzatore di allocazione per istituzioni e aziende.


4. 🔥 Politica monetaria adattiva: ETH è programmabile (e deflattivo)

Ethereum ha introdotto un meccanismo di burn automatico delle fee. Ogni volta che la rete viene usata, una parte di ETH viene bruciata. In periodi di alta attivitàl’effetto netto è deflattivo: più ETH bruciati di quanti ne vengano emessi.


A differenza di BTC, ETH non ha un hard cap, ma possiede una politica monetaria reattiva, basata sull’utilizzo reale della rete. È un nuovo paradigma: invece di fissare un tetto assoluto, Ethereum gestisce la propria supply in modo dinamico, adattandola al contesto.


👉 Insight Wagmi: ETH è “denaro intelligente”: non statico, ma adattivo. Una moneta programmabile con capacità di auto-regolazione — una caratteristica potenzialmente rivoluzionaria per asset strategici di lungo periodo.


Supply di ETH paragonata a BTC dal merge. Fonte: https://ultrasound.money/
Supply di ETH paragonata a BTC dal merge. Fonte: https://ultrasound.money/


 

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Cosa manca (ancora) a Ethereum per battere Bitcoin?


Il confronto tra BTC e ETH come asset di tesoreria si gioca su più piani: regolamentare, narrativo, istituzionale e operativo. Approfondiamo ora i punti critici, le barriere e i segnali da monitorare per capire se — e quando — Ethereum potrà realmente scalzare Bitcoin.


📈 Accessibilità regolamentare: ETF su Ethereum attivi e con flussi record


Il 2024 ha segnato un punto di svolta per Ethereum: l’approvazione degli ETF spot negli Stati Uniti ha aperto ufficialmente le porte all’adozione istituzionale su larga scala. A differenza dei trust (come il Grayscale ETH Trust), gli ETF spot permettono a fondi, banche e tesorerie aziendali di esporsi a ETH in modo diretto, regolamentato, trasparente e con costi contenuti.


Negli primi giorni del mese di giugno, gli ETF su Ethereum hanno registrato afflussi costanti: un segnale potente. Il picco giornaliero ha superato i 240 milioni di dollari, mentre il flusso complessivo da metà maggio supera 837 milioni, con una crescita che ha nettamente battuto gli afflussi degli ETF su Bitcoin, fermi a circa 165 milioni nello stesso arco temporale.


Oggi, l’AUM combinato degli ETF spot su ETH supera i 7 miliardi di dollari, una cifra che rappresenta circa il 3 % dell’intera capitalizzazione di mercato di Ethereum. In prospettiva, questo livello di penetrazione è già superiore a quanto ci si potesse attendere nei primi mesi post-approvazione, e testimonia un interesse crescente da parte degli allocatori istituzionali.


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🔍 Questo è un dato strategico: gli ETF non sono solo un canale d’acquisto, ma anche un barometro della legittimazione dell’asset. L’inclusione in portafogli regolamentati, compliant con mandati pensionistici e assicurativi, rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma.


Insomma Ethereum è già oggi accessibile e integrabile nei portafogli corporate e istituzionali. L’argomento dell’inaccessibilità, che per anni ha giustificato l’esclusione di ETH dalle strategie di tesoreria, non regge più. La barriera regolamentare è stata abbattuta. Ora la sfida si sposta su reputazione, narrativa e stabilità.


🌐 Narrativa: da tecnologia a riserva riconosciuta


Bitcoin ha costruito la sua forza sulla semplicità narrativa: è “oro digitale”. Una metafora potente, intuitiva, adatta a un mondo finanziario abituato a concetti come riserva di valore, scarsità assoluta e neutralità. Per i comitati di investimento, i board aziendali e le authority di vigilanza, BTC è diventato un asset comprensibile e facilmente inquadrabile. E questo, più dei dati tecnici, ha sbloccato la sua adozione.


Ethereum, invece, è tuttora percepito come una piattaforma. È il motore della DeFi, il layer per NFT, DAO, layer 2 e tokenizzazione. In breve: ETH è visto come un asset “infrastrutturale”, legato alla complessità di un ecosistema in continua evoluzione. Ma non ancora come “valore da conservare”.


Questa narrativa più fluida è la sua forza sul lungo periodo — ma è anche una barriera nel breve. Per attrarre capitali aziendali e istituzionali, un asset deve avere una narrazione sintetica, rassicurante e coerente con i linguaggi della finanza tradizionale.


🧠 In altre parole: ETH è già un asset sistemico, ma non è ancora percepito come tale.

Per compiere il salto definitivo serve un rebranding concettuale, non basta dire che Ethereum “serve” a far funzionare la blockchain economy. Serve trasmettere che ETH, con le sue caratteristiche uniche — rendimento da staking, burn integrato, impatto ambientale minimo — può essere considerato un asset strategico da detenere in bilancio, non solo da utilizzare.


Narrativa emergente (da rafforzare):

  • ETH come “obbligazione digitale programmabile”: genera rendimento, è protetto da una rete decentralizzata, ha supply tendenzialmente deflattiva.

  • ETH come “collaterale digitale primario” per la nuova finanza: usato in DeFi, CeFi, RWA e tokenizzazione.

  • ETH come “riserva sistemica dell’economia crypto”: indispensabile per ogni transazione su Ethereum e suoi layer.


Conclusione strategica: finché Ethereum verrà comunicato solo come “piattaforma tecnologica”, resterà ai margini dei portafogli istituzionali più conservativi. Ma se riuscirà a diventare un “asset narrativamente sintetico”, dotato di una metafora chiara e investibile, il potenziale di inflow e di adozione è enormemente più ampio.


🗳️ Reputazione e stabilità: governance agile o rischio percepito?


Un punto spesso trascurato nelle analisi comparative tra BTC ed ETH è il fattore “percezione di rischio istituzionale”. Qui Bitcoin gioca su un terreno perfetto: codice immutabile, aggiornamenti minimi, sviluppo estremamente conservativo, e soprattutto, un ethos che predilige la stabilità rispetto all’innovazione.


Questo approccio rende BTC percepito come un asset neutrale, prevedibile e a prova di cambiamento arbitrario — qualità molto apprezzate da corporate, assicurazioni, fondi pensione e autorità di regolamentazione.


Ethereum, al contrario, è dinamico per design. Ha introdotto aggiornamenti radicali come:

  • Il Merge (da Proof-of-Work a Proof-of-Stake),

  • EIP-1559 (burn delle fee),

  • Proto-danksharding (EIP-4844) e molte altre evoluzioni già in roadmap.


Questa flessibilità è uno dei maggiori punti di forza di Ethereum come piattaforma, ma per alcuni stakeholder istituzionali è fonte di “protocol risk”.


La sensazione è: se il protocollo cambia troppo spesso, chi garantisce che non cambi ancora in modo sfavorevole al detentore di ETH?


🧠 Il tema è reputazionale, non tecnico. È la percezione che conta, soprattutto quando si parla di allocazioni a lungo termine.

Inoltre, la governance di Ethereum — pur essendo aperta e trasparente — è percepita come meno “immutabile” rispetto a quella di Bitcoin. Il fatto che esista un gruppo core di sviluppatori, che le decisioni vengano proposte via EIP, e che la rete accetti fork relativamente frequenti, rende difficile trasmettere una sensazione di stabilità totale.


Rischio percepito dagli investitori tradizionali:

  • ETH è soggetto a cambiamenti di protocollo che potrebbero alterare la sua natura economica o monetaria.”

  • “Non c’è una garanzia che il rendimento da staking, il burn, o la struttura dei reward rimanga stabile nel tempo.”


L'obbiettivo strategico per ETH non è smettere di evolversi, ma migliorare la comunicazione della sua roadmap, rendere la governance più comprensibile a un pubblico istituzionale e aumentare la prevedibilità delle sue regole economiche.


Questo significa rilasciare aggiornamenti secondo calendari chiari e cadenzati, rafforzare il consenso su policy monetarie di lungo termine, minimizzare modifiche impattanti non necessarie.


Ethereum deve diventare “affidabile come un’infrastruttura critica”, trasmettendo la sensazione che, anche se cambia, lo fa con coerenza, trasparenza e prevedibilità. Solo così potrà guadagnare quella reputazione di stabilità necessaria per entrare nei bilanci aziendali per il lungo periodo.


4. ⚖️ Politica monetaria: scarsità evoluta, non rigida


Uno dei pilastri della narrativa di Bitcoin è la sua politica monetaria ferrea e immutabile: un hard cap massimo di 21 milioni di unità, fissato nel codice, prevedibile nel tempo, non modificabile. Anche questa caratteristica ha contribuito a rendere BTC un asset assimilabile all’oro: finito, resistente all’inflazione, e immune da manovre discrezionali.


Come già accennato all'inizio di questo approfondimento, Ethereum adotta un paradigma opposto. Non ha un tetto massimo predefinito, ma implementa una politica monetaria dinamica, influenzata dall’uso della rete, dalla quantità di ETH in staking, e da meccanismi programmati di emissione e burn.


Con l’introduzione dell’EIP-1559 (luglio 2021), una parte delle fee transazionali viene automaticamente bruciata, togliendo ETH dalla circolazione. Questo ha già prodotto — in diversi momenti di intensa attività on-chain — un effetto deflattivo netto.

🧠 $ETH non ha un “hard cap”, ma ha una supply regolata dall’utilizzo reale. Più viene utilizzato, più $ETH vengono bruciati.

Questa “scarsità reattiva” è un concetto innovativo: invece di fissare un limite assoluto, Ethereum lega la propria offerta monetaria alla domanda per la sua rete. È un modello ispirato più alle “politiche monetarie adattive” che alla rigidità dell’oro.


Percezione da parte delle tesorerie aziendali: ancora oggi, l’assenza di un hard cap può rappresentare una frizione. Ma se la community riuscirà a consolidare e comunicare con forza la logica deflattiva programmabile di Ethereum, questa barriera potrà essere superata.


Comparazione strategica:

  • BTC: scarsità fissa → semplice, narrativa forte.

  • ETH: scarsità dinamica → più sofisticata, ma più aderente a un’economia basata su utilizzo reale.


Ethereum non è “meno scarso” di Bitcoin — è scarso in modo diverso.


Per molti investitori istituzionali, questo può diventare un vantaggio se ben compreso: ETH è un asset monetario che si adatta al ciclo economico della sua stessa rete. Non una moneta rigida, ma una commodity digitale intelligente.


La sfida ora è narrativa: trasformare la complessità tecnica in una metafora potente e digeribile.


📅 Cosa monitorare nel 2025 (e oltre)


Il confronto tra $ETH e $BTC come asset di tesoreria non si gioca solo sulle caratteristiche intrinseche, ma sull’evoluzione dell’ecosistema, dei capitali in ingresso e delle narrative dominanti.


Ecco i principali segnali strategici da tenere sotto osservazione nei prossimi mesi:


✅ 1. Flussi di capitale negli ETF su ETH

Perché conta: I flussi verso ETF spot sono il termometro più diretto dell’interesse istituzionale. A differenza degli exchange, gli ETF rappresentano capitali a lungo termine, spesso provenienti da gestori patrimoniali, fondi pensione, assicurazioni e tesorerie aziendali.

Cosa guardare:

  • Quantità e frequenza dei flussi.

  • Comparazione con BTC in termini di momentum.

  • Distribuzione tra diversi provider (BlackRock, Fidelity, Ark, ecc.).

Impatto strategico: Se i flussi su ETH continuano a superare quelli su BTC, la narrativa dell’“alternativa strutturale” diventa più credibile anche per gli allocatori più conservatori.


✅ 2. Rendimento da staking vs Treasury USA

Perché conta: ETH genera un rendimento da staking che oscilla tra il 3% e il 4,5% annuo. In uno scenario macro con tassi reali in discesa (per effetto di inflazione persistente o future mosse espansive delle banche centrali), ETH può apparire più appetibile dei titoli di stato.

Cosa monitorare:

  • Spread tra yield staking ETH e rendimento dei Treasury a 2/10 anni.

  • Stabilità del rendimento nel tempo.

  • Risk-adjusted return (Sharpe ratio) di ETH vs obbligazioni sovrane.

Impatto strategico: ETH può diventare una nuova forma di “obbligazione digitale alternativa”, in particolare per quelle tesorerie che vogliono esposizione a un asset produttivo ma decentralizzato.


✅ 3. Posizionamento ESG

Perché conta: La sostenibilità ambientale è sempre più un vincolo per investitori istituzionali, soprattutto in Europa e tra fondi pubblici. Bitcoin, ancora legato al mining PoW, fatica a inserirsi in certi mandati ESG-compliant. Ethereum, con il PoS, ha ridotto il consumo energetico di oltre il 99%.

Cosa osservare:

  • Rating ESG di fondi che includono ETH.

  • Discorso pubblico di aziende tech/finanziarie rispetto all’adozione di ETH vs BTC.

  • Analisi di impatto ambientale aggiornate.

Impatto strategico: Il vantaggio ESG di Ethereum potrebbe essere un catalizzatore decisivo per il suo ingresso in corporate treasury ESG-aligned.


✅ 4. Volatilità relativa ETH vs BTC

Perché conta: Anche se crypto = volatilità, non tutti gli asset sono uguali. Bitcoin, grazie alla sua narrativa stabile e alla capitalizzazione superiore, tende a essere meno volatile. Ma se Ethereum — grazie agli ETF, alla maggiore liquidità e alla partecipazione istituzionale — riduce il suo profilo di rischio, potrebbe iniziare a essere considerato più “detenibile” anche nei bilanci.

Cosa monitorare:

  • Volatilità storica (30d, 90d) ETH vs BTC.

  • Correlazione con equity e altri asset di rischio.

  • Reazione ai principali eventi macro (CPI, Fed, geopolitica).

Impatto strategico: Un ETH più stabile potrebbe scardinare l’idea che solo BTC sia adatto come riserva di valore decentralizzata.


✅ 5. Dinamiche di dominance e rotazioni intra-crypto

Perché conta: Se BTC consolida il suo dominio grazie a ETF, inflow corporate (es. Trump Media, MicroStrategy) o addirittura riserve sovrane, può catalizzare l’attenzione generale. Ma proprio questo eccesso di concentrazione potrebbe innescare rotazioni verso ETH, percepito come “beta più alto”, cioè con potenziale upside maggiore in scenari di rischio-on.

Cosa osservare:

  • BTC dominance (% della market cap totale).

  • ETH/BTC ratio su base settimanale e mensile.

  • Flussi tra ETF, CEX, DeFi.



🧭 Conclusione: Il momento di Ethereum è adesso. Ma la vera sfida è culturale.


Ethereum non è più un'idea futuristica per sviluppatori nerd. È un asset regolamentato, liquido, accessibile, con inflow istituzionali in accelerazione e fondamentali che lo rendono un unicum nel panorama crypto: rendimento, burn, ESG, infrastruttura globale.


Ma attenzione: non basta avere le caratteristiche giuste. Serve vincere anche la "guerra narrativa".


Bitcoin ha saputo trasformare una struttura tecnica semplice in una potenza simbolica: “oro digitale”.


Ethereum, oggi, ha una superiorità funzionale, ma deve ancora conquistare la mente di chi decide i capitali: CFO, comitati d'investimento, gestori.


La mossa di Joseph Lubin con SharpLink è la prima vera mossa strategica sul piano delle corporate treasury in ETH. Se altri lo seguiranno, potrebbe aprirsi un nuovo ciclo: ETH come asset core di bilancio per aziende che vogliono partecipare, anziché solo osservare, la nuova infrastruttura economica globale.


Il 2025 sarà l’anno in cui Ethereum dovrà dimostrare di saper parlare il linguaggio della finanza tradizionale, senza perdere la sua anima crypto-native.


Fino ad allora, Bitcoin resta il re.


Ma se ETH gioca bene le sue carte, può diventare la riserva a rendimento passivo per eccellenza della nuova economia digitale.



Stefano Inga


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